Pd, campagna elettorale a rischio: troppi dissidenti

Pd, campagna elettorale a rischio: troppi dissidenti
Pd, campagna elettorale a rischio: troppi dissidenti

NAPOLI – Nel Pd campano non tira una buona aria dopo le scelte che hanno portato nelle liste per le elezioni politiche nomi slegati dal territorio come i ministri Dario Franceschini e Roberto Speranza. Per non parlare di Luigi Di Maio, che fino a tempi recenti era un avversario politico. Girano tanti appelli di facciata a sostenere i candidati alle Politiche, ma serpeggia uno scontento per le candidature che lo spirito di appartenenza non riesce a nascondere. Già prima della presentazione delle liste, fra gli interventi più critici c’è stato quello di Camilla Sgambato (a sinistra), ex deputato e dirigente nazionale del partito, che ha rifiutato la candidatura al secondo posto nel collegio proporzionale di Caserta/Benevento, dichiarando che “a tutto c’è un limite” e ricordando i criteri stabiliti dal partito e poi non rispettati: “Radicamento territoriale, no paracadutati dall’alto, no pluricandidature, vero rispetto della parità di genere, valorizzazione del merito e delle competenze”. Contattata ieri da “Cronache”. l’ex parlamentare stempera i toni, ma l’amarezza è percepibile: “Il Pd resta l’unica scelta possibile e auspicabile per la vittoria alle Politiche, l’unica chance per arginare la destra e portare lo sviluppo in un Paese che merita di essere governato dal centrosinistra”. La Sgambato si dichiara “perplessa su alcune scelte”, in quanto “dobbiamo sostenere candidati che non conoscono il territorio”, ma si augura che “le decisioni non del tutto condivise con i militanti su alcuni collegi a Caserta e a Napoli non portino al disinteresse. E’ stata mortificata la priorità che avremmo potuto individuare fra sindaci e amministratori locali che potevano essere schierati in prima linea rispetto a chi si è candidato con la destra alle scorse provinciali  a Caserta (il riferimento è a Francesca Trovato, ndr)”. L’ex deputata si dichiara comunque sicura che fra gli attivisti del partito prevarrà “la responsabilità” e sul rifiuto di candidarsi spiega che “non ho paura delle battaglie, ma per la terza volta mi si chiede di impegnarmi per il partito: preferisco non farlo da candidata, anche se non metto in discussione la mia appartenenza. Nel Pd sanno bene che sono un soldato”. 

Fra gli esponenti dem che, stando alle voci di corridoio, sarebbero più scontenti c’è il presidente del consiglio comunale di Napoli (nonché componente dell’assemblea nazionale) Enza Amato (a destra): “Con la legge elettorale in vigore – ha dichiarato ieri a “Cronache” – si sono dovute fare delle scelte e il partito nazionale si è preso la responsabilità dei criteri adottati per le candidature. Adesso c’è la campagna elettorale, dobbiamo concentrarci su questo e  parlare dei programmi alle persone, cercando di aiutare soprattutto chi corre in una posizione più difficile. Non voglio alimentare polemiche: eventuali osservazioni andranno fatte dopo il voto”. 

La Amato ammette che “avrei fatto scelte in alcuni casi diverse, ma le regole sono quelle e le candidature vengono decise in un quadro nazionale, con una visione più ampia che probabilmente noi iscritti non abbiamo”. 

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