Pd, è sfida Zingaretti-Martina: il governatore non ‘sfonda’ il tetto del 50%

Quasi fuori dai giochi, invece, Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino

Foto Daniele Leone / LaPresse in foto Maurizio Martina, Nicola Zingaretti

MILANO – La prima fase del Congresso Pd è compiuta, ma la partita per la segreteria nazionale è ancora aperta. Le convenzioni dei circoli si sono chiuse nel fine settimana, ma stando ai dati ufficiali filtrati dagli ambienti del Nazareno, nessuno è in ‘fuga solitaria’. La buona notizia è che tra gli iscritti con diritto al voto, ben 181.611 hanno deciso di non perdere l’occasione di scegliere il prossimo leader, nell’era post-Renzi.

Pd, la sfida è tra Martina e Zingaretti

Tornando ai numeri, Nicola Zingaretti si ferma al 47% (86.229 preferenze), dunque vicino ma non vicinissimo a quel 50 che gli consentirebbe di gestire il partito senza imbrigliarsi in accordi interni. Merito anche di Maurizio Martina, che goccia dopo goccia ha eroso il vantaggio del governatore del Lazio, arrivando al 37% (66.488). Dieci punti di distacco sono tanti, ma non impossibili da recuperare, almeno alle primarie del 3 marzo, quando il bacino di elettori sarà più ampio.

Roberto Giachetti nella triade

Regge il colpo, anche se resta lontano dalle posizioni di vertice, Roberto Giachetti. Al di là dell’11.68% (21.212 voti) che avrebbe ottenuto tra gli iscritti, si tratta sempre di una candidatura elaborata e presentata nel giro di pochissime ore, mentre i suoi avversari hanno avuto molto più tempo per organizzare le proprie campagne elettorali.

Boccia, Corallo e Saladino fuori dai giochi

Quasi fuori dai giochi, invece, Francesco Boccia (2,52% e 4.577 consensi), Dario Corallo (0,95%, 1.725) e Maria Saladino (0,76%, 1.380). C’è però un ‘giallo’, perché le cifre che arrivano dai circoli sono molto diversi: Zingaretti ad un passo dal 50 percento e Martina staccato di 15 punti. Sarà la commissione di garanzia del Congresso a sciogliere il nodo, anche se Umberto Marroni, rappresentate della mozione #aporteaperte di Boccia, ammonisce i sostenitori dei singoli candidati, dai quali “continuano a falsificare dati e diffondere numeri che arrivano alla spicciolata”.

Il Pd tra crisi e polemiche

Non entra nella polemica il ‘capolista’ Zingaretti, seguendo una linea di continuità dall’inizio della contesa. Anche sulle ire tra i militanti, innescate dai retroscena che vorrebbero un accordo già chiuso con l’inseguitore Martina, per una divisione delle cariche interne in stile Cencelli, si è tenuto lontano, mentre l’ex ministro delle Politiche agricole ha subito smentito. Anche perché “voglio insistere sul rinnovamento generazionale”, ha spiegato al ‘Corriere della sera’.

Zingaretti punta alle primarie

“Sono impegnato pancia a terra per preparare bene le primarie del 3 marzo e vincerle, ben sapendo che gli avversari sono Lega e 5 Stelle. La nostra proposta può unire e aprire il Pd, perché serve un segretario a tempo pieno”, ha voluto ribadire. La corsa alla leadership del Nazareno, quindi, è più viva che mai.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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