Pd, l’appello dei sindaci all’assemblea di Base riformista: “Ascoltateci”

I primi cittadini chiedono di essere ascoltati dal Partito democratico

LaPresse - Mourad Balti Touati In foto: Giuseppe Sala

MILANO – L’appello dei sindaci scuote il Pd. Dal palco dell’assemblea nazionale di Base riformista, area dem che fa capo agli ex renziani, guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini, a Milano, Giuseppe Sala e i colleghi di Bari, Antonio Decaro, rinnovato numero uno dell’Anci, e di Firenze, Dario Nardella, parlano senza peli sulla lingua di un partito che non può fare a meno degli amministratori locali. Lo strappo di Matteo Renzi è una ferita ancora aperta per chi si è ritrovato a Milano per una due giorni di confronto chiusa con il richiamo di Guerini alla “responsabilità”. Ma emerge comunque un desiderio di provare a rimettere a posto i cocci. A partire dall’esperienza delle città in cui il centrosinistra è al governo.

Il grido dei sindaci

E partiamo dall’intervento dell’inquilino di Palazzo Marino, che sentenzia: “Il Pd deve dimostrare di essere capace di vincere, non di indicare quello che dovrebbe essere, e il coraggio di farsi un pochettino da parte se vuoi che qualcuno contribuisca alla grandezza del tuo futuro”. “Il tema – è il ragionamento di Sala – non è crearci dei confini, i confini li danno le idee, il mio invito al Pd, da persona che non ha la tessera, è solo di essere conseguenti. Anche quando il nostro, vostro segretario dice ‘apriremo’, il mio invito a Nicola (Zingaretti, ndr) è non è che puoi aprire al 10%. Apprezzo l’idea di Gori, ma non è sufficiente che ci mettiamo cinque sindaci in un’assemblea di 120 persone. Ci vuole di più. Il coraggio non è una categoria del pensiero. Ma è cosa da mettere in campo quando la situazione è difficile e vuoi evolvere verso una situazione diversa”.

Il bilancio di Nardella

D’altronde, anche Nardella riconosce il ruolo che sta acquisendo il capoluogo lombardo: “Milano rappresenta una delle punte più avanzate del nostro Paese”. A suo dire, “dobbiamo aprirci al punto da andare oltre il Partito democratico. Non è questione di avere qualche figurina in più, ma di avere qualcosa di più grande nel quale il popolo di Greta, delle Sardine e del non voto, il più grande in Italia, si possa riconoscere”. Insomma, “siamo di fronte a una scelta. O un tagliando al partito o un maquillage con qualcuno che entra da fuori oppure la svolta in cui portare la nostra esperienza. Non è solo questione di cambiare nome – quel discorso è al limite della provocazione – ma cambiare pelle”.

I sindaci chiedono di essere ascoltati

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’analisi di Decaro, secondo cui “il Pd deve imparare a prendersi le responsabilità, a dire ‘Ho sbagliato’. Può capitare”. “Dobbiamo cercare di recuperare la nostra identità e cercare di fare delle proposte al Paese. Sento parlare delle Sardine. Siamo tutti contenti, ma qualcuno pensa che voteranno tutti noi? Non succederà questo. Hanno riempito le piazze che abbiamo svuotato noi, pensando che si stesse più al caldo in un teatro o in un cinema”, è lo scossone del sindaco di Bari. Che strappa applausi dalla sala dell’Umanitaria di Milano e poi si rivolge ai big del Pd in questi termini: “Non siamo sindaci che vengono a chiedere un ruolo, siamo pure incandidabili. Chiediamo di ascoltarci”.

(LaPresse/di Luca Rossi)

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