Pd, Serracchiani resta in pole. Letta vede Tajani e stuzzica Salvini: “Lo vedrei bene in Ppe”

Foto Stefano Porta / LaPresse Nella foto: Enrico Letta

ROMA “Tutto secondo me va gestito in grande serenità, se posso permettermi di usare questo termine”. Usa l’(auto)ironia Enrico Letta, richiamando il famoso ‘stai sereno’ rivolto a lui da Matteo Renzi, per tornare sulla querelle delle donne capigruppo che da settimane agita il Pd. Domani, salvo sorprese dell’ultimo minuto, Debora Serracchiani succederà a Graziano Delrio alla guida del deputati.

La concorrente Marianna Madia, secondo gli ultimi exit poll di Montecitorio, potrebbe arrivare a un massimo di 30 voti su un totale di 93 parlamentari, mentre l’attuale presidente della commissione Lavoro avrebbe dalla sua la stragrande maggioranza degli eletti che fanno riferimento a Base riformista (area guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini, che potrebbe anche ottenere la presenza di Piero De Luca nell’ufficio di presidenza) e alla franceschiniana Area Dem.

In ogni caso il segretario non cambia rotta. Chi considera quanto fatto una ‘forzatura irricevibile’, “guardacaso è spesso un maschio adulto, sui 50”, fa notare, ma un partito di soli maschi cinquantenne “non ha cittadinanza in Europa”. ”Sessiste”, a suo dire, alcune critiche a Madia e Serracchiani: il confronto tra due donne può essere aspro tanto quanto quello tra due uomini, assicura, l’importante è rimanere sui binari della correttezza.

“Il problema – ribadiscono i suoi – resta quello che lo ha portato alla guida del Pd: le filiere di potere che agiscono nell’ombra, mentre se ci si confronta a viso aperto, in modo aspro ma rispettoso, sui fa un balzo in avanti nella crescita collettiva”, è il convincimento.

Intanto con un “lungo e positivo” faccia a faccia con Antonio Tajani, il segretario dem inaugura le ‘consultazioni’ con i partiti di centrodestra. L’idea è quella di costruire un percorso comune sulle riforme: sul tavolo ci sono la sfiducia costruttiva, la riforma dei regolamenti parlamentari e la possibile ‘manutenzione’ del sistema da affrontare nel secondo scorcio della legislatura.

Letta e il vicepresidente di FI condividono il sostegno al Governo Draghi e il leader dem inizia da FI il suo giro di incontri a destra proprio a partire dal comune sentire europeista e per un certo “moderatismo” che caratterizza gli azzurri rispetto a Fdi e Lega. Proprio con il leader del Carroccio, pur nel ‘salotto’ diplomatico dell’Ispi, Letta scambia qualche colpo di fioretto.

Individua nel rendere permanente il Next generation Ue, nel traguardo di un patto di stabilità e sostenibilità e nell’armonizzazione fiscale i possibili obiettivi comuni, poi stuzzica Matteo Salvini: “Se la Lega si avvicinasse al Ppe io sarei molto contento. Non entro nel merito della conversione a U che questo rappresenta ma per l’Italia sarebbe una buona notizia – azzarda – Mi dichiaro sovranista anch’io ma sovranista europeo”.

La replica del leader del carroccio non si fa attendere

“Se si devono dare patenti di democrazia non si fa un buon servizio. L’Europa si fonda sulla libertà non sulle scelte etiche e morale, perché questo sarebbe problematico”, taglia corto. Il campo da gioco, insomma, fatta salva l’emergenza, li vede e li vedrà avversari. Letta continua il lavoro nella costruzione di un centrosinistra largo. Incontra Demos, la rete di cooperazione solidale coordinata da Mario Giro, e va avanti con l’idea di riaprire le porte del Pd alle reti civiche e al territorio.

Migliaia, spiegano al Nazareno, sono state le assemblee pubbliche nei circoli e ora l’esito di questo lavoro verrà rielaborato dal partito e dallo staff del segretario per “valorizzare il contributo di tutti e avere il polso di quello che succede nel partito e nel Paese a livello locale, per mettere l’orecchio a terra senza retorica”.

Il primo dossier da prendere in mano, comunque, resta quello di Roma. Carlo Calenda resta “scettico” sulle primarie, lancia il suo programma per la Capitale e propone ai Dem un ticket. Roberto Gualtieri, che lo stesso Letta ha definito ‘in campo’, prende tempo. Le primarie? “Uno strumento importante di partecipazione e selezione della classe dirigente”.(LaPresse)

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