Pd, Zingaretti via dal Nazareno per costi e strategia. E i dem tornano sopra il 20%

L'idea del segretario di "costruire a Roma e in tutto il Paese sedi dove ci sia un continuo colloquio per le idee" fa storcere il naso ai militanti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Nicola Zingaretti

ROMA – C’è chi offre un monolocale soleggiato con cantina”, chi lo immagina – dopo aver fatto gli scatoloni – già intento a “cancellare gli ‘scomodi’ dalle foto dell’album di famiglia del Pd”, chi gli fa due conti in tasca e propone soluzioni più economiche: “Pagate troppo di affitto? Se intanto volete sistemarvi a Lavinio state a 300 metri dal mare, vi faccio un prezzo buono” e anche chi provocatoriamente sentenzia “si sposteranno ai Parioli”. Dopo l’annuncio in tv da Fabio Fazio di voler ‘sbaraccare’ la sede del Pd al Nazareno, sui social in tanti si dilettano a dare consigli a Nicola Zingaretti e gli ‘annunci’ immobiliari si moltiplicano.

Il nuovo progetto di Zingaretti parte dalla sede del Pd

Non solo social, però. L’idea del segretario di “costruire a Roma e in tutto il Paese sedi dove ci sia un continuo colloquio per le idee e chi vuole possa entrare e dire: ‘State sbagliando'”, fa discutere anche i militanti. “Che il partito debba avere delle sedi operative in periferia è sicuro – dice a LaPresse Nella Converti, attivista del circolo dem di Tor Bella Monaca – però sentire dire che il partito deve tornare in periferia è fastidioso, perché noi ci siamo sempre stati e già esistono delle sedi di periferia che funzionano. Noi siamo in un territorio di frontiera, sulla via dello spaccio, più che altro ogni tanto abbiamo bisogno di una mano da parte del Pd”.

Non basta un ‘trasloco’, insomma. “Bene se si vuole potenziare i luoghi che ci sono, se invece si pensi a nuovi luoghi calato dall’alto andrei cauta – insiste la volontaria dem – Anche perché le reazioni in periferia non sono molto positive quando si entra a gamba tesa”.

L’obiettivo è riavvicinarsi ai problemi dei cittadini

Non la pensa così Dino Sasso, segretario del circolo Pd di Scampia a Napoli. “Noi attualmente per vecchi problemi di debiti abbiamo dovuto lasciare la nostra sede storica, stiamo cercando con sacrificio di trovarne un’altra. Far rinascere i piccoli circoli, le piccole sezioni per dare un input ai cittadini è giusto. Durante le primarie ci siamo dovuti attrezzare con i gazebo, le sezioni stanno chiudendo per problemi finanziari. Una sede nazionale ci deve essere, ma non così maestosa. Risparmiando lì – suggerisce – si potrebbe dare una mano alle vecchie sezioni e ai vecchi circoli”.

La rivoluzione dem del nuovo segretario

In effetti, non è solo un problema di rivoluzionare il partito e i suoi simboli, tentando di riavvicinarsi alla base. Uscire “dalla ztl” oltre che un’operazione di restyling politico risponderebbe infatti a un’esigenza di budget. L’affitto del Nazareno costa 600mila l’anno e il contratto è in scadenza il 30 giugno. La sede nazionale, a due passi da palazzo Chigi e Montecitorio, era stata pensata per un partito dai grandi numeri, sia in termini di eletti (e quindi di quote versate) che di dipendenti (oggi sono per la maggior parte in cassa integrazione).

I due piani e il terrazzo gigante degli aperitivi pomeridiani in diretta Facebook di epoca renziana, insomma, oltre a cozzare con il ‘nuovo Pd’ che ha in testa Zingaretti, insomma, non sono più nelle possibilità economiche del partito e del suo futuro tesoriere Luigi Zanda. Via dal centro, quindi, e basta piani alti: “Al piano terra vorrei ci fosse una bella libreria, un coworking e un bar”, ha detto ieri Zingaretti. Tra dipendenti e parlamentari è partito già il ‘toto-sede’, con chi ipotizza che sarà “più vicino alla Regione, magari in zona Tor Carbone” e chi crede che il nuovo leader dem cercherà un luogo simbolico (ma “astenersi fan di botteghe oscure”, dicono alcuni) da cui ripartire.

Impegni e alleanze in vista delle Europee

Per ora è solo un’idea, dicono i suoi. Intanto vanno avanti gli incontri in vista delle Europee. Domani Zingaretti vedrà +Europa e poi, forse, mercoledì Calenda. L’obiettivo, viene spiegato, è comunque mantenere il fronte compatto, senza liti interne, a prescindere da come poi si scenderà in campo. Questo ‘nuovo corso’, viene fatto notare, ha già fruttato un +0,5% dal 4 marzo nei sondaggi, con Swg che dà il Pd al 20,3%.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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