CAPUA – Recuperare auto, gioielli e orologi di lusso che gli erano stati rubati nella sua abitazione di Sant’Angelo in Formis: è l’incarico che Carmine Antropoli, chirurgo ed ex sindaco, avrebbe dato nel 2006 a Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria, all’epoca esponente della fazione di Casapesenna del clan dei Casalesi. E fu proprio quella richiesta, secondo la Dda di Napoli, che decretò il via al presunto rapporto politico-mafioso tra i due. A circa 9 anni di distanza da quell’episodio, Antropoli, stando a quanto ricostruito dalla Procura partenopea, chiese a Zagaria di sfruttare ancora le sue entrature criminali per risolvergli un altro problema. A riferire tale circostanza al pubblico ministero Maurizio Giordano (titolare delle indagini su Antropoli) è stato proprio Ciccio ‘e Brezza dopo aver avviato, nell’estate del 2019, il suo percorso di collaborazione con la giustizia: “Antropoli mi disse che il fratello stava realizzando dei lavori a Giano Vetusto. Si era aggiudicato un grosso appalto. E aveva ricevuto visite camorristiche sul cantiere, sicché mi chiese di intervenire a supporto del fratello. E così andai a parlare con il fratello di Antropoli: mi informò che si erano presentati a nome di Nicola Papa di Sparanise. Gli dissi di spendere il mio nome in caso di nuove visite, avvisando gli emissari di Papa di parlare con me. A seguito di queste mie parole, il fratello ebbe una nuova visita e spese il mio nome. Da allora non ebbe più problemi”. I carabinieri hanno effettuato accertamenti sulle informazioni rese dal pentito. Ed hanno appurato che la società Raggio, amministrata proprio da Domenico Antropoli, fratello di Carmine, nel 2014 si stava occupando (insieme alla ditta Omous scarl) del recupero e della valorizzazione del Borgo rurale Villa-Curti (lavori da 845mila euro). Le dichiarazioni del pentito sono tra gli atti dell’indagine che ha portato Carmine Antropoli ad affrontare due processi: uno, ora in Appello (ma non ancora calendarizzato), dove è accusato di concorso esterno al clan (in primo grado è già stato assolto), e il secondo, in corso dinanzi al Tribunale di Napoli (con rito abbreviato) in cui risponde di corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante mafiosa. Domenico Antropoli è totalmente estraneo rispetto a queste indagini (non è sotto inchiesta e mai è stato collegato a contesti mafiosi). Logicamente le parole del collaboratore di giustizia non rappresentano una verità assoluta: dovranno essere valutate dai giudici. L’ex sindaco Antropoli è da considerare innocente fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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