Pizzo del clan a Casal di Principe, le vittime si ribellano

Gianluca Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – “Ho saputo che qualcuno ha provato a denunciarmi, io so dove abiti e se ti permetti di fare la stessa cosa so dove venirti a prendere”. Giosuè Fioretto, esponente dei Bidognetti, così minacciò un imprenditore che non voleva pagare e che nonostante la pesante intimidazione comunque non versò i soldi chiesti come tangente. “Devo chiedere a mio padre” ebbe la forza di dire il giovane che gestiva una piccola azienda. Un altro dopo essersi rifiutato di versare nelle mani degli esattori della camorra il denaro fu colpito da due proiettili esplosi con una pistola che lo ferirono alla gamba sinistra. Un terzo imprenditore a cui fu chiesto di consegnare 20mila euro prese tempo ed evitò di pagare; un altro ancora disse che non poteva acconsentire perché era periodo di restrizioni Covid.

Gli scenari

Un’altra vittima predestinata degli estorsori quando tre uomini del clan gli intimarono di pagare il pizzo afferrò una mazza di ferro opponendosi agli estorsori: “Non toglierò nulla alla mia famiglia per darlo a voi” urlò al loro indirizzo brandendo l’arnese. I tre esattori però tornarono, colpirono il malcapitato alla testa e al collo. Ma la vittima designata, anche in quel caso, non pagò. L’elenco potrebbe continuare e quello che è emerso nell’inchiesta contro le cosche Schiavone e Bidognetti assume connotati netti: quasi tutti gli imprenditori, commercianti e professionisti a cui venne chiesta la tangente non la pagarono. Una ribellione dovuta anche alla ferma volontà di non cadere in ostaggio dei Casalesi. Sono 24 le persone offese (più l’associazione Caponnetto) identificate nel procedimento che vedrà il prossimo mese di giugno la prima udienza dopo il giudizio immediato disposto la scorsa settimana per 39 imputati.

Il clima attuale

Bisognerà attendere la costituzione di parte offesa nel processo ma il clima che si respira è chiaro: la coscienza di doversi opporre alla camorra, di denunciare, di non pagare e non sottostare ai soprusi. Il procedimento in cui molte delle vittime hanno già collaborato nella fase delle indagini è quello che ha visto qualche giorno fa il decreto di giudizio immediato per 39 imputati. Tra loro anche i tre figli di Francesco Bidognetti, Gianluca (nella foto, posto da qualche giorno al carcere duro), Teresa e Katia.

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