Ponticelli, agguato nella notte a un 25enne

Polveriera Ponticelli, agguato nella notte a un 25enne
Polveriera Ponticelli, agguato nella notte a un 25enne

NAPOLI Una cosa è certa: l’obiettivo era ucciderlo. E quindi può definirsi fallita la missione di morte condotta allo scoccare della mezzanotte di ieri in via Edoardo Scarpetta, nel Lotto 10 di Ponticelli, dove una raffica di proiettili ha travolto Davide Tomi, 25 anni compiuti a gennaio, piccoli precedenti per reati minori, ritenuto non interno alle organizzazioni criminali presenti nel quartiere. Ma nemmeno tanto lontano alla galassia della malavita di Ponticelli. Lo vedremo più tardi.

Il giovane è giunto al Pronto soccorso dell’ospedale evangelico Villa Betania poco dopo la mezzanotte. Nel nosocomio ci è arrivato con mezzi propri. Presentava colpi di arma da fuoco a una spalla e a una gamba. I medici hanno informato subito le forze dell’ordine. Nell’ospedale si sono precipitati gli agenti del commissariato di Ponticelli, che hanno avviato il motore della macchina delle indagini. A poliziotti e camici bianchi, Tomi ha raccontato di essere stato sorpreso da uno sconosciuto, a volto coperto, mentre era sotto casa della fidanzata, in via Edoardo Scarpetta. Quindi una breve discussione culminata in pochi istanti in alterco, infine gli spari. Troppi per poter dire che l’obiettivo fosse ferirlo. Abbastanza per affermare che lo scopo fosse ucciderlo. Otto i bossoli calibro 38 trovati dagli agenti, che si sono portati sul posto dopo aver raccolto la versione del giovane. Versione che presenta degli angoli bui: perché aprire il fuoco contro uno sconosciuto? Perché uccidere per una discussione? Non è una rapina finita male, né una storia di vecchie ruggini personali. Dubbi legittimi che spetta agli investigatori trasformare in verità. Tomi è ancora ricoverato in ospedale. Ha riportato anche la frattura di tibia e perone. Insomma, è messo male,  ma se la caverà, secondo le informazioni raccolte dalla polizia di Stato, a sua volta in contatto con lo staff medico di Villa Betania. E’ scampato a una morte certa. Esplodere otto proiettili contro un bersaglio immobile equivale a voler abbattere il bersaglio. Tomi, giovane che non sarebbe interno ai clan, è comunque vicino agli ambienti dei De Micco e dei De Martino. Ma a dare toni e contorni camorristici alla vicenda è un altro elemento, che forse si rivelerà determinante in questa storia: il 25enne è amico fraterno di Antonio Pipolo, ultima gola profonda di Ponticelli, il giovane killer di Carlo Esposito, detto Kallon, e Antimo Imperatore, rispettivamente ras degli ‘XX’ e operaio incensurato ammazzati a colpi di pistola nella mattinata del 20 luglio in via Eugenio Montale, nel rione Fiat. Poi il pentimento e gli effetti collaterali sulla mala ponticelliana. Un mese esatto più tardi, qualcuno ha provato a fare fuori il suo migliore amico. “Per me sei il fratello che ho cercato, il primo amico di questo vicoli, la vita mia. Non sia mai che dovessi perderti. Torna presto”, si legge in un post sui social scritto nel 2015 da Tomi e dedicato a Pipolo, soprannominato ’o 38, come lo stesso calibro dei proiettili che lo hanno ferito due sere fa.

Il legame eterno giurato sui social

Le indagini sull’agguato ai danni di Davide Tomi si sviluppano anche sui social newtork. Spulciando sui suoi profili, la prima cosa che balza all’occhio è l’amicizia fraterna con Antonio Pipolo, neo pentito che sta facendo tremare la mala di Ponticelli. Davide e Antonio si conoscono da sempre. Insieme sono stati poco più che bambini e sono diventati adulti. Insieme hanno affrontato tante avversità, come racconta Tomi sui social, che a Pipolo dedica decine di post. Erano sempre l’uno accanto all’altro prima che Pipolo finisse in carcere nell’ottobre 2016 con l’accusa di far parte di una banda di rapinatori. Erano sempre l’uno accanto all’altro quando Pipolo è tornato in libertà, prima che arrivasse il 20 luglio, quando il 27enne si è armato per andare a uccidere Carlo Esposito, Kallon, ammazzando per sbaglio anche Antimo Imperatore, operaio ‘tuttofare’ del rione Fiat, centrato dai proiettili mentre montava una zanzariera.

Bodo-XX-Mazzarella, intesa ritrovata con i ‘Dlb’

Una sola bandiera con un unico obiettivo: difendere il proprio fortino e scacciare via i nemici di sempre, i De Luca Bossa, con il sostegno del clan Mazzarella. Tra i gruppi criminali dei De Micco e De Martino sarebbe tornato il sereno dopo settimane di tensioni. I seguaci di ‘Bodo’, al secolo Marco De Micco, e degli XX, come vengono indicati il capoclan Francesco e i figli Antonio e Salvatore De Martino, avrebbero sotterrato l’ascia di guerra in nome della guerra da combattere (l’obiettivo è vincerla) al fianco dei Mazzarella e nei confronti dei De Luca Bossa, alleati dei Casella e dei Minichini. Due cartelli a tre teste, insomma, l’uno contro l’altro. I De Luca Bossa, che si riconoscono nella sigla ‘Dlb’, sono l’espressione a Ponticelli dell’Alleanza di Secondigliano (Mallardo, Licciardi, Contini) l’organizzazione criminale che si contende Napoli e provincia con i Mazzarella. L’uomo forte dei De Luca Bossa, oggi, è Christian Marfella, scarcerato il 29 giugno. Dall’altra parte, con Marco De Micco in cella, al comando ci sarebbe Francesco De Martino.  Segnali di schiarite arrivano anche dai social network, dove i Bodo e gli XX sono tornati a giurarsi fedeltà e devozione alla bandiera dei Mazzarella. 

 

Trovata una pistola in via Cupa

E adesso viene il difficile: dare un nome e un volto alla mano che ha scelto di piazzare tutto quel materiale in quel posto. Sabato mattina gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale, durante il servizio di controllo del territorio, nel transitare in via Cupa Vicinale Pepe nei pressi di un’area pedonale abbandonata, hanno trovato una busta contenente una pistola Bruni calibro 8 con due cartucce a salve, un accendino, due passamontagna, uno scaldacollo, e diversi indumenti di colore nero che sono stati sequestrati. In pratica, il kit per gli assalti armati, per gli agguati. Tutto l’occorrente per una rapina, altra ipotesi da non escludere. Gli investigatori rivolgono lo sguardo alla malavita organizzata e alle bande di rapinatori esperti operanti nella zona del Lotto 6 e dintorni. Ad ogni modo, qualcuno ha voluto liberarsi in tutta fretta di un’arma pronta all’uso.

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