Quindici minuti

Enrico Parolisi

Leggevo che gli italiani si sarebbero aggiudicati un altro primato, l’ennesimo, di quelli che proprio uno non può non andarne fiero. Stavolta è il tempo che dedicano i genitori maschi ai loro figli: secondo un istituto Europeo di psicanalisi, la media è di 15 minuti al giorno.
Un quarto d’ora.
Del resto ci sono mutuo e spese da pagare, a stento si arriva a fine mese, la mamma per mettere al mondo il figlio forse pure è stata costretta a tirare i remi in barca e che ne parliamo a fare di welfare? Che ne parliamo a fare, che senza nonni è un dramma? Intanto la vita sale, il costo sale e i salari no e ind’ ‘a 50, quasi 100 anni non siamo ancora riusciti a divincolarci a un modello patriarcale oggi insostenibile smarcando la genitorialità dal genere.
Un esercito di isterici malpagati che credono di poter acquistare l’amore dei figli vendendo la propria vita per il vil denaro da un lato, una meno consistente parte di benestanti che possono godere di un migliore e spesso immeritato work-life balance dall’altra. Al centro un’Italia sempre più indietro, sempre più lontana dagli standard di quel mondo occidentale in cui alcuni fatti di stringente attualità sono stati quantomeno affrontati. Tipo che ne so, la disconnessione.
Noi che del progresso invece ci siamo presi solo il male siamo qui a riflettere sulle nostre ataviche frustrazioni mentre per fare da Agnano a Pianura ci vuole un’ora, a riflettere su come i nuovi equilibri del PD dopo l’elezione di Schlein vengano recepiti dalla politica locale e soprattutto come questo non sposta di mezzo centimetro le nostre pessime vite, iniziando a fare quei discorsi surreali che forse sì, delinquere non è poi una cattiva idea visto che sì, qualcuno lì fuori campa meglio di noi, magari proprio quello che come se ne passa per l’anticamera di dove fa defecare il cane o di dove parcheggia probabilmente se ne passa per l’anticamera pure di versare i contributi e di contribuire alla buona vita dello Stato e forse pensare – da veri perdenti – che è quello lì che ha capito tutto, perché lui ha rispetto di sé e di quel figlio a cui non dedica solo quei 15 minuti al giorno.
15 maledetti minuti.
Non c’è manco bisogno di scomodare i Valditara o quell’altro che ora ha parlato di altri esseri umani sui barconi morti che – ma maledizione, ci sono ancora le foto delle tutine per bambini sulla spiaggia, vuote, ma che diavolo dici che non dovevano partire – sembrano inabili all’umanità al pari dei fan della De Filippi che si fanno i selfie che il marito è morto dietro di loro, dicevo non c’è bisogno di niente altro per capire che questo Paese è deprimente, marcio, irrecuperabile se non vivere quotidianamente questa trappola che l’uomo si è autocostruito attorno e perdonatemi st’atteggiamento così positivo ma oggi è un altro giorno e dobbiamo andare ancora in scena.

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