Quirinale, Salvini sente i leader: “No ‘liberi tutti'”. Letta: “Ok confronto ma dopo la manovra”

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Matteo Salvini

ROMA – Aveva annunciato che avrebbe chiamato i leader di maggioranza e opposizione per sondare la disponibilità a sedersi a un tavolo per tentare di sciogliere il nodo Quirinale, e dalle parole passa ai fatti. Matteo Salvini si confronta così con Berlusconi e Meloni, incontra Toti, contatta Conte, Letta, Renzi. Sente poi i centristi Brugnaro, Calenda, Cesa e Lupi. E si messaggi anche con Speranza, ricevendo una risposta positiva, oltre a contattare il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, e il presidente di Svp, Philipp Achammer.

Alla fine il segretario della Lega – nel giorno in cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ricorda che “la coesione è un grande obiettivo della Repubblica e, in questo momento, deve essere ancor più il metodo di lavoro, di collaborazione leale e costruttiva” – rivendica la bontà della propria iniziativa pensata “proprio per unire e non per dividere”.

L’obiettivo, spiegano da via Bellerio, è duplice: valorizzare il ruolo del centrodestra e della Lega in particolare, mai così ‘pesanti’ in vista della scelta dell’inquilino del Colle, ma anche iniziare quel percorso di pacificazione di cui il leghista aveva parlato pure al premier Draghi pochi mesi fa. In particolare, è il ragionamento di Salvini che prova a recitare il ruolo di king maker della partita, c’è bisogno di fare sintesi evitando di perdere tempo e arrivare a metà gennaio “con un ‘liberi tutti'”. E poi, aggiunge, col paese ancora alle prese con la pandemia, “mi rifiuto di pensare di passare settimane e settimane in Parlamento a litigare sul presidente della Repubblica”.

A criticare il ‘metodo Salvini’ è però Elio Vito che chiede come mai il segretario leghista stia facendo le ‘consultazioni’ per il presidente della Repubblica. “L’iniziativa di sentire le forze politiche spetta al primo partito, che è il M5S – attacca su Twitter il deputato di FI – e va fatta dopo il bilancio”. In realtà, sia Salvini, sia Letta, sia Conte rimandano l’appuntamento a dopo la manovra. “A me interessa impostare un metodo – rimarca il leader del Carroccio -: litigare poco ed eleggere il presidente della Repubblica quanto più velocemente possibile. Una volta approvata la manovra penso sia utile confrontarsi”.

Linea che, secondo fonti del Nazareno, Letta tiene al telefono con Salvini, manifestando sì la disponibilità al confronto a patto però che, come sempre ribadito dal segretario dem, il tutto avvenga proprio dopo il via libera al bilancio in Parlamento. Praticamente identica la posizione del presidente del M5S che considera “assolutamente necessario, quando sarà il momento”, affrontare il discorso. Insomma, su metodo e tempi l’impressione è che le forze in campo convergano.

Al momento, riferiscono fonti leghiste, i leader non sono entrati nel dettaglio sull’eventuale tavolo, ma c’è la volontà di parlarsi e ragionare. Resta da capire cosa accadrà quando al centro del discorso finiranno inevitabilmente i nomi, o il nome, per il Quirinale. “Il centrodestra ha sicuramente proposte utili da portare al tavolo” confessa Salvini, senza però scoprire le carte: “Diciamo che ho parecchie idee ma le tengo per me”.

Di certo, conclude, “spero nessuno dia no pregiudiziali o ideologici perché chiunque abbia i requisiti per candidarsi, se è personalità di spessore, penso lo debba poter fare”. E così sullo sfondo resta ancora il nome, divisivo, di Silvio Berlusconi che, secondo Giancarlo Giorgetti, è ben consapevole del fatto che non bastano i voti del centrodestra per salire al Colle. “Serviranno quelli del Pd o del M5S, ed è anche possibile – le parole del ministro dello Sviluppo economico –. La volata non è ancora entrata nel vivo”. Tutto quindi è ancora possibile, ma “faccio fatica a immaginare Draghi che a inizio febbraio non sia né a palazzo Chigi né al Quirinale – riconosce il vice di Salvini -. Quello sarebbe un problema. Questa equazione si risolve quando Draghi dirà qualcosa”. Dopo sarà tutto più chiaro.(LaPresse)

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