Carola Rackete può essere espulsa, ma prima ci sarà l’interrogatorio

Foto di Giovanni Isolino / AFP in foto Carola Rackete

ROMA – Carola Rackete può essere espulsa. O meglio, nulla vieta di firmare un’ordinanza di allontanamento dall’Italia per il capitano della Sea Watch. Ma bisognerà aspettare che le indagini sul caso siano terminate. E’ un elemento temporale, non giuridico, la variabile sulla espulsione della Rakete. Bisognerà attendere il 9 luglio per comprendere nel concreto come si evolverà la vicenda.

Le indagini proseguono, l’ordinanza di espulsione è ‘sospesa’

Dopo l’annullamento dei domiciliari disposti dal gip di Agrigento ieri, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infuriato per le decisioni del giudice siciliano, ha chiesto l’espulsione della comandante della Sea Watch 3 Carola Rakete. “Sarà allontanata dal territorio e accompagnata alla frontiera”. La prefettura conferma: “Firmato il provvedimento di espulsione“. Ma sulla richiesta di allontanamento servirà la firma di un magistrato. Con ogni probabilità, entro la fine di questa settimana l’espulsione sarà formalmente bocciata: la Rackete dovrà essere ascoltata il prossimo 9 luglio. Perché, nonostante la scarcerazione della donna tedesca, le indagini proseguono e nulla vieta, nemmeno l’ordinanza di scarcerazione, di andare a processo. Fino al momento del nuovo faccia a faccia con i giudici, la Rackete dovrà rimanere obbligatoriamente in Italia.

L’espulsione possibile dopo l’interrogatorio del 9 luglio

Nulla vieta, un attimo dopo la fine dell’interrogatorio, di richiedere un nuovo provvedimento di espulsione. E non ci sarà più nessun impedimento formale e obbligatorio per l’allontanamento della comandante tedesca. Spetterà poi ad un magistrato valutare se firmare o meno l’ordine di espulsione dal Paese. Ed è un altro discorso. Intanto Matteo Salvini rincara la done e in un video Facebook al vetriolo, attacca sei mai nominarla Alessandra Vella, la toga che non ha convalidato l’arresto: “Si candidi signor giudice e cambi le leggi, ma intanto le applichi e lo faccia senza interpretarle a vantaggio di chissà chi. Andrò a letto un po’ arrabbiato e indignato, ma permettetemi lo sfogo, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti”.


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