Razzismo, veleni e ingiustizie: basta scuse, il calcio può cambiare

La sospensione della partita ferma i cori dei tifosi della Samp che inneggiavano al Vesuvio. Ora serve la linea dura. Gli errori arbitrali soffocano la gioia per lo scudetto Juve e i giocatori provocano i napoletani. Così si gode solo a metà.

NAPOLI (Giuseppe Palmieri) – Il calcio può cambiare, può sconfiggere il razzismo e gli altri mali che stanno sgonfiando il pallone e la passione dei tifosi. E’ questo il verdetto più importante della domenica di campionato che assegna il settimo scudetto alla Juventus e zittisce i cori razzisti di Marassi. A dirlo sono dettagli, sfumature evidenti e non, di una festa soffocata e rabbiosa e di un silenzio, quello dello stadio di Genova, che negli ultimi dieci minuti ha sostituito i soliti, odiosi, cori contro i napoletani.

Il razzismo di Marassi silenziato, per chi governa è finito il tempo dell’ipocrisia

Subito dopo il vantaggio azzurro firmato da Milik, il pubblico ligure ha ripreso a gran voce a invocare il Vesuvio. L’arbitro Gavillucci ha interrotto il gioco. Tutti a centrocampo fino a nuovo ordine. I tifosi della Sampdoria continuano, urlano, insultano. E fischiano anche il presidente Ferrero che prova a placarli. Si aspetta. Il pallone non rotola più. Giusto così, non c’è gioco dove c’è odio. E, d’improvviso, per evitare squalifiche e sanzioni, la pattuglia di insultatori si ferma. Niente più Vesuvio. Niente più insulti.

Ecco la dimostrazione pratica che quello che si perpetua da anni sui campi di gioco di tutta Italia, quando in campo c’è il Napoli, può essere fermato. Se solo lo si volesse, con determinazione. Ora non ci sono più scuse. La Federazione, gli arbitri, la Lega, non hanno più scuse. Dove c’è odio, il pallone non deve rotolare. Niente sconti. A nessuno. Se così non sarà, allora vorrà dire che ai vertici del calcio va bene così. E, in tal caso, nessuno si lanci poi in condanne ipocrite a mezzo stampa o social (come chi ritiene che il razzismo sia esistito solo in Sudafrica ai tempi dell’Apartheid).

E le scuse sono finite anche per quanto riguarda le polemiche arbitrali. Gli errori ci sono, e ci saranno sempre. Ciò che non può essere più accettato da chi ama lo sport, è la disparità di trattamento, il perserverare nell’errore anche quando uno strumento come il Var consente di porvi rimedio. Accettare l’ingiustizia come valore. Altrimenti si rovina la festa. Come avvenuto ieri sera alla Juventus. Gli errori in gare chiave contro Lazio, Fiorentina, Cagliari e Inter sembrano aver soffocato la gioia bianconera per il settimo scudetto consecutivo, un’impresa straordinaria e mai realizzata in Italia. I giocatori hanno commentato con rabbia e hanno provocato (come Benatia, Matuidi e Pinzoglio in alcuni video) i tifosi del Napoli che avevano gioito dopo la vittoria degli azzurri a Torino.

La gioia juventina soffocata dagli errori arbitrali. Cambiare si può. Altrimenti restano solo insulti e provocazioni

Anche questo deve cambiare. E’ incomprensibile vedere come non si riesca a gioire a pieno di una vittoria leggendaria. Ciò è dovuto ai veleni che hanno gettato ombre sul trionfo della Signora. Serve chiarezza, serve trasparenza, c’è bisogno di spazzare via l’arroganza di chi minimizza le ingiustizie. E lavorare tutti insieme per un gioco pulito, festoso, divertente. Che consenta a chi vince di esultare in maniera sfrenata per i propri successi, tendendo la mano e complimentandosi con gli avversari. Senza insulti, razzisti o meno, in campo o sugli spalti. Perché, cari Benatia e Matuidi, per godere dei fuochi d’artificio, anche per la semplice vittoria di una partita speciale, bisogna avere il cuore libero dalle ombre. Altrimenti si impiccano manichini che vestono i colori degli avversari. E anche della vittoria più bella, così, si gode solo a metà.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome