Rdc, Carfagna: “Stato deve aiutare i poveri, non furbi e criminali”

"Lo Stato deve aiutare i poveri, non i furbi, i delinquenti o i criminali. Sotto il profilo delle politiche attive del lavoro - cioè sull’occupabilità dei percettori del sussidio - il Reddito di Cittadinanza ha avuto risultati sicuramente poco soddisfacenti".

Foto Ufficio stampa Pubblica Amministrazione/LaPresse

ROMA – “Lo Stato deve aiutare i poveri, non i furbi, i delinquenti o i criminali. Sotto il profilo delle politiche attive del lavoro – cioè sull’occupabilità dei percettori del sussidio – il Reddito di Cittadinanza ha avuto risultati sicuramente poco soddisfacenti. Solo 400mila beneficiari del RdC – su una platea di 1,5 milioni – sono oggi effettivamente coinvolti nei percorsi di inserimento al lavoro dei centri per l’impiego. E’ una quota minoritaria, che richiama la necessità di una profonda revisione del Reddito di Cittadinanza come strumento di politica attiva, anche per evitare l’effetto dissuasivo sulla ricerca di nuova occupazione, cosa che è accaduta soprattutto al Sud”. Così il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, rispondendo al Question time alla Camera. “Sul fronte del lavoro nero, richiamato anche dagli interroganti nel loro quesito, i dati forniti dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dal Nucleo Carabinieri del Lavoro, mostrano certamente l’esistenza di un problema: nel 2020, i controlli hanno portato a individuare 480 lavoratori in nero fruitori del sussidio, su un totale di 17.788 lavoratori in nero individuati. Ma ogni dato ci dice che il lavoro nero in Italia è un problema ben più vasto, endemico, strutturale, a prescindere dal reddito di cittadinanza: secondo le elaborazioni della Cgia di Mestre, il tasso di irregolarità sul mercato del lavoro è arrivato a quasi il 13%, con oltre 3 milioni di persone quotidianamente impiegate fuori da ogni regola e garanzia. Una piaga e un’offesa alla dignità del nostro Paese, a chi lavora onestamente e a chi assume legalmente” conclude il ministro Carfagna.

LaPresse

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