Di Maio, stabilizzeremo 10mila navigator per il reddito di cittadinanza

Foto Vincenzo Livieri / LaPresse in foto Luigi Di Maio

ROMA – Mancano quasi settanta giorni all’ora X, ma per vedere i primi effetti del reddito di cittadinanza entro aprile servirà davvero una corsa contro il tempo. E’ infatti questo il mese clou nel quale il Governo punta ad emettere le prime carte di credito postali, con il 5 marzo primo giorno utile per richiedere il beneficio.

La fase organizzativa, che vedrà l’Inps protagonista con i moduli di domanda, è molto complessa e rimane il nodo dei navigator, tutor che dovranno guidare verso nuovi lavori ma saranno inquadrati al momento solo con contratti di collaborazione.

Una contraddizione importante, che il M5S prova a risolvere assicurando loro un futuro più certo. “Faremo 10mila assunzioni per i navigator. Li assumeremo subito, faremo dei colloqui con l’impegno di stabilizzarli con un contratto che riguarda la collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro – prova a chiarire da Avezzano il vicepermier Luigi Di Maio -. Ci saranno 4mila persone per le regioni, e 6mila per lo Stato“.


Per le imprese la road map non cambia

Chi assume i beneficiari avrà fino a 18 mesi di sgravi fiscali. Da aprile, conferma il capo politico del Movimento, gli imprenditori potranno rivolgersi a un centro per l’impiego, a un beneficiario, a un’agenzia o a un navigator. Per loro servirà una procedura di selezione celere, e non a caso so Di Maio già lunedì incontrerà gli assessori regionali del Lavoro al Mise.

Al lavoro anche il professor Pasquale Tridico, che ha rivelato come gli incontri con i rappresentanti delle regioni serviranno a “emendare il decreto del reddito di cittadinanza sulla formazione“. Secondo il padre della misura, ci cono “risorse vere” per i centri per l’impiego e il reddito sarà “abbastanza equilibrato” tra Nord e Sud.

L’idea è quella di una misura espansiva, che stimoli l’economia e allontani i fantasmi della recessione evocati da Bankitalia. Torna, come annuncia Di Maio sul Blog delle Stelle, lo “Stato sociale”, perché “da qui non si potrà più tornare indietro, ma, e questo é il nostro impegno, questo diritto potrà solo essere esteso, sia come platea sia come benefici. Per noi lo Stato non è una macchina spremi-cittadini per fare cassa“.

Scontato dire come da Pd e Forza Italia le critiche alla misura siano continue, con accenni alle risorse per i disabili, definite “esigue”. Dai dem, l’ex segretario Matteo Renzi replica all’accusa di essere un radical chic: “Il reddito è un’elemosina, con l’odiato Jobs Act si sono creati più di un milione di posti di lavoro“.


La risposta dei 5 Stelle è laconica: I critici che vogliono fare un referendum lo facciano

Avere “tra i promotori Renzi e Boschi gli porterà sicuramente fortuna”. Torna quasi in mente l’infausta profezia di Piero Fassino (“Se Grillo vuole fondare un partito lo faccia, vediamo quanti voti prende”), ma ora non c’è tempo per la scaramanzia: aprile e le Europee sono dietro l’angolo. (LaPresse)

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