Rifugiati, Uil: “Il fenomeno non si ferma, va gestito”

"70,8 milioni: sono le persone che, secondo le rilevazioni dell’UNHCR nel 2018, scappano dal proprio Paese in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti. Il dato più alto della storia moderna.

Foto Cecilia Fabiano - LaPresse

ROMA – “70,8 milioni: sono le persone che, secondo le rilevazioni dell’UNHCR nel 2018, scappano dal proprio Paese in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti. Il dato più alto della storia moderna. Quasi ventisei milioni di loro sono rifugiati: la metà sono minori e, di questi, 111.000 sono soli e senza famiglia”. Così in una nota la segretaria confederale Uil Ivana Veronese. “Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato e sarebbe opportuno, utile e importante raccontare le storie che ci sono dietro questi numeri, per mostrare le persone che sono coinvolte, esseri umani differenti da noi soltanto per la sfortuna di essere nati in una parte del mondo dove non è possibile sopravvivere. Negare loro solidarietà, aiuto, accoglienza: questo sì che ci renderebbe diversi, che ci renderebbe meno umani”, aggiunge.

Il problema

“Il fatto che questo numero sia in continuo aumento testimonia una verità che diciamo da tempo: il fenomeno migratorio non può essere fermato – aggiunge Veronese – Con le recenti norme, sono stati chiusi molti centri del sistema di accoglienza e respinte quattro domande d’asilo su cinque. Le persone a cui è negato l’asilo o la protezione, usciti dai centri, vagabondano senza alcuna possibilità di integrazione nelle nostre strade, senza sostegno, abbandonati, aumentando dunque e non certo diminuendo il senso di insicurezza dei cittadini. Paure, queste, che si accentuano negli strati di popolazione più anziana, in coloro che vivono condizioni di disagio economico e di incertezza nel futuro. Il fenomeno migratorio non può essere fermato, dicevamo, ma può e deve essere gestito investendo in maniera seria sull’integrazione oltre che sull’accoglienza. Solo così si tutelano i diritti e la dignità di chi arriva, con i diritti e le necessità di chi accoglie”.

LaPresse

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