Se aumenta l’Iva famiglie italiane al collasso

Istat: l'economia italiana cresce più lentamente
Foto LaPresse

ROMA (Alfredo Stella) – Un futuro oscuro potrebbe abbattersi selle famiglie italiane con nubi minacciose all’orizzonte. Se il prossimo esecutivo, infatti, non riuscisse a sterilizzare l’aumento dell’Iva, nel corso del 2019 ogni famiglia italiana subirà un incremento medio di imposta pari a 242 euro. Preoccupati anche gli addetti ai lavori. Carlo Sangalli di Confcommercio ha dichiarato: “Temo due bombe fiscali: aumento Iva e tasse comuni e regioni. Dall’attuale 22 per cento, infatti, si passerà al 24,2. Un balzo in avanti che consentirebbe al nostro Paese posizionarci in testa alla classifica dei più tartassati dalle imposte indirette”.

“Sarebbe un colpo per famiglie meno abbienti – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – aumenterebbe il sommerso. Bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’Iva. Non solo perché colpirebbe in particolar modo le famiglie meno abbienti e quelle più numerose, ma anche perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia. Ricordo, infatti, che il 60 per cento del Pil nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie. Se l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna”.

“Se è vero che in questi 45 anni – afferma il segretario della Cgia Renato Mason – abbiamo subito l’incremento d’aliquota più significativo, è altresì vero che nel 1973 quella applicata in Italia era, ad esclusione della Germania, la più contenuta. Tuttavia, se l’aumento previsto non sarà ulteriormente spostato in avanti, dal 2019 i consumatori italiani saranno sottoposti all’aliquota Iva ordinaria più elevata tra tutti i Paesi dell’area dell’euro, con un serio rischio che l’economia sommersa assuma dimensioni ancor più preoccupanti”

I dati

L’Italia è tra i principali Paesi della zona euro s in cui l’Iva è cresciuta di più: ben 10 punti. Se nel 1973 l’aliquota era al 12 per cento, ora si attesta al 22 per cento. Poi seguono la Germania, con una variazione di +8 (era all’11 adesso si attesta al 19 per cento), l’Olanda, con un aumento di 5 punti (era al 16 oggi è al 21 per cento), l’Austria e il Belgio, con degli aumenti registrati nel periodo preso in esame rispettivamente del +4% e del +3%. La Francia è l’unico Paese presente in questa comparazione che non ha registrato alcun incremento.

I beni interessati all’aumento

Costeranno più caro carni, pesce, spezie, cacao, prodotti della pasticceria e biscotteria, cioccolato, salse, condimenti composti, preparati per zuppe e minestroni, acqua minerale, aceto; legna da ardere in tondelli, ceppi, etc.; energia elettrica per uso domestico; gas metano uso domestico (limitatamente al consumo dei primi 480 metri cubi annui); prestazioni alberghiere; ristrutturazioni edilizie; acquisto o costruzione abitazione non di lusso (che non sia utilizzata come prima casa); spettacoli teatrali, attività circensi; somministrazione alimenti e bevande; piante e fiori.

E ancora vino; abbigliamento; calzature; riparazione di abbigliamento e calzature; elettrodomestici; mobili; articoli di arredamento; biancheria per la casa; servizi domestici; riparazione di mobili, elettrodomestici e biancheria; detersivi; pentole, posate e stoviglie; tovaglioli e piatti di carte e contenitori di alluminio. Non è finita. Infatti sono previsti rincari anche per lavanderia e tintoria; auto e mezzi di trasporto; pezzi di ricambio, olio e lubrificanti; manutenzioni e riparazioni; giochi e giocattoli; radio, televisori, hi-fi, video-registratori, etc.; computer, macchine da scrivere e calcolatrici; cancelleria; prodotti per cura personale; barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza; argenteria, gioielleria, bigiotteria e orologi; borse, valige ed altri effetti personali; onorari liberi professionisti.

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