Ruby ter, per il pm Vittorio Sgarbi e Barbara D’Urso sono testi ‘inutili’

Barbara D'Urso
Foto Gubert/ Rasero/LaPresse

MILANO – Ci sono diversi testimoni “inutili” per ricostruire cosa accadeva durante le “cene eleganti” ad Arcore. Tra queti la conduttrice tv Barbara D’Urso e il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Nomi che sono stati indicati nella lista della difesa di Silvio Berlusconi per il processo sul caso Ruby ter. L’ex premier è imputato assieme ad altre 28 persone tra cui molte ‘olgettine’. Lo ha sostenuto in aula il pm Luca Gaglio che insieme all’aggiunto Tiziana Siciliano ha chiesto ai giudici di tagliare la lista testi, composta da un’ottantina di persone, presentata dal difensore del Cavaliere, l’avvocato Federico Cecconi.

Il pm ha ricordato che D’Urso è stata sentita nel 2012 nel processo Ruby, ma la sua testimonianza è stata “imbarazzante perché non conosceva nemmeno le ragazze” e non aveva partecipato “agli eventi di Arcore” al centro dell’inchiesta. Per il pm, poi, “non si capisce la richiesta di ammettere Sgarbi come teste”, perché la difesa “parla genericamente di sue interviste senza spiegare quali”.

D’Urso chiamata in causa

A chiamare in causa la conduttrice era stata la stessa Ruby. aveva raccontato ai pm di averla vista ad Arcore ma le indagini e la stessa D’Urso l’avevano smentita. Sgarbi, invece, ha sempre sostenuto l’innocenza di Berlusconi definendo il ‘bunga – bunga’ “tutta fantasia”. Posizioni ribadite anche in una serie di interviste in tv e sulla carta stampata. Moomenti in cui il critico d’arte ha difeso del fondatore di Forza Italia e smentito le ricostruzioni di Chiara Danese e Ambra Battilana. Queste ultime sono le due miss piemontesi che dopo aver partecipato alle feste a Villa San Martino avevano parlato di un contesto di prostituzione.

Supertestimoni

Oltre alle due supertestimoni dell’accusa (che tuttavia non sono state ammesse come parti civili), anche la modella tunisina Imane Fadil aveva puntato il dito contro quelle serate ad alto contenuto erotico organizzate da Berlusconi e dai suoi fedelissimi. La 31enne, morta in circostanze misteriose nel marzo scorso alla clinica Humanitas di Rozzano, aveva addirittura scritto in un libro-verità che a Arcore aveva conosciuto “il diavolo”. Adesso le sue parole, messe a verbale davanti ai pm che l’hanno interrogata più volte, verranno acquisite direttamente nel processo. Qualche indicazione sulle cause dalla sua morte, invece, arriveranno dalla relazione redatta da un pool di esperti. A guidarlo la celebre anatomopatologa Cristina Cattaneo, che con ogni probabilità arriverà sul tavolo dei pm nel corso della settimana.

Si tornerà in aula il 25 luglio e i giudici scioglieranno le riserve sia sulla lista testi che sulle richieste di prove formulate dalle parti.

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