Sanità, Campania in ‘zona retrocessione’

Quart’ultimo posto in Italia per i Livelli di assistenza, la Cisl: mortalità elevata

Foto Claudio Furlan - LaPresse 19 Marzo 2020 Brescia (Italia) NewsCoronavirus, dentro il reparto di terapia intensivaNella foto: il reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale Poliambulanza di Brescia Photo Claudio Furlan/Lapresse 19 March 2020 Brescia (Italy) Intensive care unit of the Poliambulanza hospital in Brescia

NAPOLI – La Campania è quart’ultima in Italia per raggiungimento dei Livelli essenziali di assistenza. A dirlo il monitoraggio dei Lea in 10 anni attraverso la cosiddetta ‘Griglia Lea’ del ministero della Salute, nell’analisi che la Fondazione Gimbe ha pubblicato ieri.
Il 24,3% delle risorse assegnate alle sanità regionali nel periodo 2010-2019 in base ai Livelli essenziali d’assistenza non ha prodotto servizi per i cittadini, con un range tra Regioni che varia dal 6,6% dell’Emilia-Romagna al 43,7% della Sardegna.

Una “vera e propria ‘pagella’ per la sanità – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)”. Tra queste seconde ‘bocciato’ il Sud Italia. Nemmeno una Regione del Mezzogiorno occupa una delle prime 10 posizioni mentre Sardegna (56,3%) Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d’Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%) occupano 5 degli ultimi 6 posti in classifica.

Numeri che la Fondazione Gimbe definisce la “questione meridionale” della sanità in Italia. “Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – commenta il numero uno della Fondazione – diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il Cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute”.

“Purtroppo – commenta il segretario regionale della Cisl funzione pubblica Lorenzo Medici – questi dati dimostrano che continuiamo a gridare cose vere, ma politica fa finta di non sentire. Dispiace per i cittadini delle regioni meridionali, in particolare della Campania, che sono ormai in piena secessione sanitaria. E’ come se si fossimo staccati dall’Italia, tradendo l’articolo 32 della Costituzione: in pratica, avere un servizio di qualità dipende da dove si nasce e così si viola uno dei cardini della Costituzione”.

I Lea sono un parametro importante: “Assicurare i Livelli solo al 58% vuol dire che servizi essenziali non vengono erogati, che la mortalità aumenta e in Campania si vive in media 2 anni e 7 mesi in meno”.

Ormai, nota ancora Medici, la Regione è a un bivio: “La Campania deve spendere quasi un miliardo di fondi dal Piano nazionale di ripresa. Al di là di come si immagina la medicina territoriale, si evince che la mancanza di personale determina questi dati. Oltre alla storia carenza di medici, infermieri e Oss, adesso mancano anche informatici e amministrativi”. Vanno sfruttati i finanziamenti aggiuntivi ottenuti grazie ai nuovi criteri riconosciuti dalla conferenza delle Regioni (in sostituzione del vecchio criterio anagrafico). “Va firmato un grande patto – dice il sindacalista – per rilanciare il sistema pubblico e recuperare il terreno perso, quindi serve un piano di reclutamento speciale, partendo dalla stabilizzazione dei precari. Questo porterebbe addirittura un risparmio. La Campania paga quasi mezzo miliardo all’anno per i viaggi della speranza, ma con una sanità efficiente questi soldi potrebbero restare nella nostra regione”.

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