Scontro Usa-Cina sul commercio: Apec termina senza dichiarazione comune

US Vice President Mike Pence (R), New Zealand's Prime Minister Jacinda Ardern (2nd R), Australia's Prime Minister Scott Morrison (L) and Japan's Prime Minister Shinzo Abe (2nd L) greet Papua New Guinea's Prime Minister Peter O'Neill (C) after signing an agreement for electricity during the Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC) Summit in Port Moresby on November 18, 2018. (Photo by SAEED KHAN / AFP)

PORT MORESBY (AWE/AFP) – Al summit Apec in Papua Nuova Guinea nessun accordo finale a causa delle divergenze emerse fra Cina e Usa sulle regole del commercio internazionale. Per la prima volta, i leader dei 21 Paesi dell’organizzazione per la Cooperazione economica della regione Asia-Pacifico non sono riusciti a raggiungere il consenso per una dichiarazione scritta comune. A causa della distanza che separa le due principali economie al mondo, sullo sfondo di una lotta per l’influenza sulla regione. “Sapete quali sono i due grandi giganti nella stanza. Cosa posso dire io?”, ha dichiarato ai giornalisti il premier della Papua Nuova Guinea, Peter O’Neill. Mentre Pechino e Washington si sono lanciate in un conflitto commerciale potenzialmente devastatore per l’economia mondiale.

Pressioni degli Usa

Secondo alcune fonti, gli Usa avrebbero spinto gli altri ad accettare una dichiarazione simile a una denuncia dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e a un appello alla riforma profonda del Wto stesso. Esigenza inaccettabile per Pechino, che avrebbe molto da perdere. Le divergenze di Port Moresby non fanno presagire dunque niente di buono. Anche in vista del prossimo summit del G20 in programma a fine mese in Argentina. Lì il presidente cinese Xi Jinping affronterà stavolta Donald Trump.

Xi Jinping si prende la scena, Pence corre ai ripari

Prima dell’inizio del summit, il tono era stato dato da Xi Jinping e Mike Pence. Il vice presidente Usa aveva invitato i Paesi dell’Apec a compattarsi dietro gli Usa. E a non cedere alle sirene di una diplomazia cinese che funziona a colpi di prestiti finanziari a condizioni “opache”. Poco prima Xi, star incontrastata del vertice in assenza di Trump e del presidente russo Vladimir Putin, aveva difeso il titanico programma di investimenti euroasiatici delle ‘Vie della seta’ promosso dal suo Paese. Spiegando che non si trattava di “una trappola come l’hanno presentata alcuni”.

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