Siamo uomini o robot?

Il commento di Ernesto Paolozzi: "Il troppo lavoro sembra nuocere alla produttività oltre che, naturalmente, alla vita privata dei cittadini. Coraggio amici impegnati in politica, proviamo ad occuparci un po’ di più di questi temi anziché sbraitare in televisione o sui social".

Il professor Ernesto Paolozzi

Sulle autostrade italiane non è difficile imbattersi nella scritta luminosa: uomini al lavoro, spesso tradotta in inglese. Dopo qualche chilometro appare un uomo vestito con colori sgargianti munito di bandiera arancione che ritmicamente segnala agli automobilisti un prossimo ostacolo, un pericolo. Meccanicamente alzano e abbassano la bandiera, sotto il sole cocente o al freddo pungente. Altro che i robot sostituiranno gli uomini, sulle autostrade gli uomini sostituiscono i robot.

Meno ore di lavoro per aumentare la produttività

Cercando su internet notizie sul lavoro puoi scoprire che un imprenditore, Rheingans con un passato da chitarrista, ha fondato un’agenzia di consulenza informatica nella quale ha introdotto la settimana lavorativa di 25 ore lasciando i salari intatti. Cinque ore al posto di otto. Chiusura pomeridiana e massima concentrazione del lavoro nelle ore mattutine. Pare se ne giovi la creatività lavorativa assieme alla qualità della vita dei lavoratori. Probabilmente la contentezza generata dalle migliori condizioni della vita privata influisce positivamente sulla produttività.

Non è un gran scoperta, naturalmente, perché esempi di questo tipo si possono trovare in California e, generalmente, nelle aziende informatiche. Sembra se ne stiano accorgendo anche in Giappone, il Paese con più alto tasso di fanatismo lavorativo. Concedetemi di esprimermi così e senza nessuna pretesa di offendere i disciplinati nipponici. Il troppo lavoro, spesso 12 ore al giorno senza vacanze, sembra nuocere alla produttività oltre che, naturalmente, alla vita privata dei cittadini giapponesi vittime, in alcuni casi, di una sindrome particolare che chiamano: morte da lavoro.

L’uomo costretto a imitare i robot

Nell’America della quasi piena occupazione si scopre, a leggere inchieste giornalistiche e il rapporto Ocse all’Onu, che le condizioni dei lavoratori sono abbastanza dolorose: si lavora molto e si guadagna poco tranne che in alcune oasi felici. Insomma, il robot o il server sostituisce l’uomo e l’uomo per lavorare è costretto ad imitare i robot e i server, quelli meno evoluti e intelligenti, malauguratamente.

Il fondatore della catena di supermercati Dm, riporta la rivista L’internazionale, sostiene che se si prende sul serio il bisogno di sicurezza e di libertà delle persone queste diventeranno creative e si impegneranno per conseguire risultati più grandi. I sondaggi confermano che quando le persone hanno l’impressione  di perdere il controllo della propria vita, crescono la rabbia e il sostegno ai populisti.

Coraggio amici impegnati in politica, proviamo ad occuparci un po’ di più di questi temi anziché sbraitare in televisione o sui social. Non penseremo di lasciare ai nostri figli  e nipoti una società nella quale i robot dirigeranno il mondo e gli uomini lavoreranno come i robot.

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