Siria, fiato sospeso per Idlib: Damasco pronta a offensiva finale

L'esercito di Damasco è pronto all'offensiva sulla provincia di Idlib, dopo che da settimane è ammassato ai suoi confini. Il presidente siriano Bashar Assad ne rivuole il controllo, dopo che è rimasta l'ultima zona in mano ai ribelli.

Milano, 2 set. (LaPresse) – L’esercito di Damasco è pronto all’offensiva sulla provincia di Idlib, dopo che da settimane è ammassato ai suoi confini. Il presidente siriano Bashar Assad ne rivuole il controllo, dopo che è rimasta l’ultima zona in mano ai ribelli. A controllarla è in gran parte l’alleanza jihadista Hayat Tahrir al-Sham, costituita dall’ex Fronte al-Nusra legato ad al-Qaeda. Nella zona sono stati trasferiti i ribelli evacuati da tutte le altre zone ‘riconquistate’, con le loro famiglie, e da varie parti arrivano gli allarmi per il timore di “una catastrofe umanitaria”. “Il comando ha deciso di sconfiggere il Fronte al-Nusra in Siria, non importa quali sacrifici serviranno”. Ciò ha dichiarato giovedì il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, dopo che l’omologo (e alleato) russo, Sergey Lavrov. Questo aveva avvertito gli altri Paesi di non ostacolare “l’operazione antiterrorismo”, aggiungendo: “Questo ascesso deve essere rimosso”. Usa, Francia e Regno Unito hanno minacciato di rispondere, in caso di uso di armi chimiche su Idlib da parte dell regime.

Dunque

Sembra difficile che Damasco e Mosca possano fare marcia indietro. Mercoledì il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, si è detto “profondamente preoccupato per i crescenti rischi di una catastrofe umanitaria”. Oggi identico allarme è da papa Francesco, nell’Angelus: “Spirano ancora venti di guerra e giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria in Siria”. Ha aggiunto: “Rinnovo il mio accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati. Ciò nel rispetto del diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili”. Nella provincia al confine con la Turchia vivono tre milioni di persone, per la metà ribelli e civili trasferiti in massa dopo che le forze filo-Assad hanno ripreso il controllo di altre zone. Le ong sottolineano che non esiste più alcun vicino territorio in mano all’opposizione dove queste persone potrebbero ora essere evacuate. L’inviato speciale Onu, Staffad de Mistura, ha chiesto giovedì la creazione di “corridoi umanitari”.

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