Tav, 5 Stelle e Lega difendono l’orticello elettorale. Il governo deraglia

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Lo scontro sulla Tav sta facendo emergere in maniera netta, chiara, l’unica priorità delle forze politiche di governo: quella di mantenere il potere. Interesse degli italiani? Macché. Movimento 5 Stelle e Lega si stanno confrontando, anzi, scontrando, sulla base di posizioni completamente pregiudiziali. L’unica esigenza è quella di evitare di perdere voti. E su questo presupposto si fonda ogni mossa di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini.

Credibilità zero

L’anello debole è certamente il Movimento 5 Stelle, che su tanti campi ha dovuto cedere alla Lega, spaccando la base. Un atteggiamento remissivo, politicamente debole, che ha cambiato l’anima dei pentastellati fino alla svolta della trasformazione in partito che Di Maio ha avviato dopo le ultime sconfitte elettorali. Ora il capo politico è spalle al muro. E sulla Tav si gioca la residua credibilità, lo sa bene. Ed è per questo che la posizione non cambia: i bandi vanno fermati.

Conte, buon viso a cattivo gioco

Dall’altra parte Matteo Salvini sul punto non ha alcuna intenzione di cedere. Ha aperto al dialogo, dicendo che su tutto si può discutere, ma che i bandi non devono essere fermati, che sarebbe delittuoso perdere le risorse stanziate dall’Europa e vanno anche tutelate le aziende. Muro contro muro. Con il premier Giuseppe Conte nel mezzo, che dopo aver scontentato i 5 Stelle su troppi punti stavolta deve fare buon viso a cattivo gioco e provare a mostrarsi solidale con Di Maio, alla ricerca di una difficile sintesi.

Interesse elettorale. Solo quello

Alla base di tutto questo non ci sono strumentali analisi costi-benefici, non ci sono valutazioni ambientali, occupazionali, economiche. C’è un unico calcolo: quello elettorale. Le Europee si avvicinano e Di Maio non vuole arrivarci con la batosta di non essere riuscito a fermare la Tav. Una sconfitta politica che vanificherebbe anche l’immenso bluff del reddito di cittadinanza. La crisi di governo è già in atto. Nessuno vuole andare a casa, sia chiaro. Ma nessuno vuole perdere voti. E trovare una sintesi su queste due priorità non è sempre facile.

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