Tensione Usa-Iran. L’avviso di Trump: “Pronti a bombardare”. Ali Akbar Velayati: “Se gli americani non lasciano l’Iraq rischiano un altro Vietnam”

La Farnesina preoccupata: "L'Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità"

ROMA – “Se succede succede, ma se faranno qualcosa dovranno aspettarsi una rappresaglia seria”: è la risposta del presidente americano Donald Trump alle minacce arrivate direttamente dall’Iran, per bocca di Ali Akbar Velayati, consigliere del leader iraniano Ali Khamenei. Trump ribadisce il concetto che “è pronto a bombardare in caso di risposta iraniana” e che “non lascerà l’Iraq a meno che gli iracheni non restituiscano i soldi”, minacciando dure sanzioni, peggiori di quelle imposte a Teheran. “A loro è consentito uccidere i nostri, torturare e mutilare la nostra gente – ha continuato Trump – gli è consentito usare bombe sul ciglio della strada per far saltare in aria i nostri e noi non possiamo toccare i loro luoghi culturali? Non funziona così”.

La minaccia iraniana

“Se gli Stati Uniti non ritirano le forze dalla regione, affronteranno un altro Vietnam”. Lo ha detto Ali Akbar Velayati, consigliere del leader iraniano Ali Khamenei. “Nonostante le vanterie dell’ignorante presidente degli Stati Uniti – ha aggiunto -, l’Iran intraprenderà un’azione di ritorsione contro la stupida mossa degli americani che li farà pentire”. Tra le righe potrebbe celarsi l’ipotesi che l’Iran intraprenda la costruzione di una bomba atomica per un attacco contro l’America e riorganizzare così lo Stato islamico in Iraq.

La risposta di Trump

Alla richiesta del parlamento iracheno di ritirare le truppe, Trump ha risposto sostenendo di avere lì “una base militare straordinariamente costosa. È costata miliardi e miliardi di dollari, molto prima che arrivassi io. Non ce ne andremo a meno che non ci ridaranno indietro i soldi. Se continuano a chiederci di andarcene e non lo faremo in modo amichevole, gli imporremo sanzioni come non ne hanno mai viste, sanzioni che faranno sembrare miti quelle all’Iran”.

Le reazioni in Italia

Anche in Italia, come nel resto del mondo non si contano i commenti dei leader politici, da una parte o dall’altra sul raid Usa in Iraq.

La Farnesina

Dalla Farnesina giungono commenti di grande preoccupazione: “Gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti – dice in una nota il ministero degli Esteri – negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del Generale iraniano Soleimani. L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità. Nuovi focolai di tensione non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento”.

Luigi Di Maio

Monito europeista quello del ministro degli Esteri: “L’Italia – ha spiegato Di Maio – sostiene fortemente l’invito rivolto dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell a tutti gli attori coinvolti verso l’esercizio della massima moderazione e a mostrare responsabilità in questo momento. Siamo tutti concordi sul fatto che un’altra crisi rischia solo di compromettere anni di sforzi per stabilizzare l’Iraq. La priorità è la lotta all’Isis”.

Matteo Salvini

Sulla vicenda è intervenuto anche il leader della Lega: “Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione Europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”.

Nicola Zingaretti

“Grande preoccupazione per l’altissimo livello di tensione in Iraq dopo le violenze dei giorni scorsi contro l’ambasciata Usa e l’eliminazione di Soleimani. L’Italia – ha sostenuto il segretario del Pd – e l’Europa assumano tutte le iniziative utili per scongiurare un’escalation incontrollabile nell’area”.

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