Terra dei Fuochi, l’appello del padre di due bambini malati: “Chiedo a Di Maio un lavoro lontano da Caivano”

Il figlio Andrea Pio operato in Inghilterra: “Il Governo italiano non si è mai fatto vivo, mi aiuti a scappare da questa città”

La famiglia Perrotta lancia un appello a Di Maio: "Un lavoro lontano da Caivano"

CAIVANO “Chiedo allo Stato di aiutarmi, visto che finora non si è mai fatto vedere. Voglio scappare da Caivano, ma per farlo mi serve un posto di lavoro lontano da questa terra”. Con queste parole Nicola Perrotta invoca che il Governo intervenga per mettere fine al suo dramma familiare. Andrea Pio, soprannominato ‘Pione’ da chi gli vuole bene, ha vissuto in soli 8 anni un calvario incredibile. Due giorni dopo la nascita il piccolo Andrea, che oggi ha 8 anni, entra in terapia intensiva. I medici non riuscivano a capire cosa avesse quel tenero bambino.

Le origini del calvario

Poi viene spostato in reparto, dove rimase per ben quattordici mesi. Per quasi un anno e mezzo Andrea non vede le mura di casa, ma soltanto i neon alienanti degli ospedali. Poi viene dimesso, ma nemmeno una settimana dopo Nicola e sua moglie Angelina sono costretti a riportarlo d’urgenza al Policlinico di Napoli. I dottori continuavano a non riuscire ad inquadrare quella infezione nel sangue che rendeva il sistema immunitario di Andrea fragile come un petalo di rosa. “Peggiorava giorno dopo giorno”, ricorda il padre che si commuove quando riavvolge il nastro del dolore. La sua patologia era talmente rara che in un primo momento viene ribattezzata con la denominazione di ‘sindrome di Perrotta’, dal suo cognome. A Nicola le cure dello staff medico napoletano non convincevano. A 4 anni il bambino pesava appena 7 chili e quattrocento grammi.

Il trasferimento a Brescia nel 2014

Così decide di chiedere il trasferimento di suo figlio al Nord. “In una mattina di metà settembre del 2014 ci mettemmo in macchina alla volta di Brescia”. Arrivati all’altezza di Firenze, però, il bambino accusò una crisi che, come sottolinea papà Nicola, di lì a poco avrebbe rischiato di ucciderlo. “Per fortuna chiamammo un’ambulanza che si presentò sul posto dopo pochi minuti. Per Andrea si aprirono le porte del ‘Meyer’ di Firenze: è stato un segno del destino, da quel momento la sua vita ha preso un corso positivo”. Già, perché nel capoluogo toscano Andrea incontra la dottoressa Eleonora Galvineri (“il nostro angelo”, la definisce Nicola), che si mette in contatto con le équipe sanitarie di mezzo mondo.

A Newcastle nel giorno di San Valentino dello stesso anno

Così nel giorno di San Valentino del 2014 i Perrotta volano a Newcastle, in Inghilterra. Qui i camici bianchi danno un nuovo nome alla patologia – STAT3 – e sottopongono il piccolo ad un trapianto del midollo, donatogli dalla mamma. In Inghilterra papà Nicola viene aiutato dal Governo della Regina. “Mi hanno sostenuto economicamente, concedendomi una casa, 550 sterline al mese e anche un corso di lingua in un college”. Nel frattempo del Bel Paese nemmeno l’ombra. Anzi, solo noie. “Il Comune di Caivano inviava lettere in cui mi veniva chiesto di pagare le tasse. Invece di aiutarmi e capire cosa stavamo vivendo…”. Intanto la famiglia Perrotta affronta un’altra battaglia. Quella di Emanuele, l’altro figlio oggi 16enne, nato con una malformazione all’arteria aorta. Fu operato al ‘Rizzoli’ di Bologna, ma nessuno disse alla famiglia che avrebbe vissuto un futuro complicato: per renderlo ‘normale’ sarebbero state necessarie serie infinite di cure fisioterapiche. Anche Emanuele è dovuto entrare e uscire dagli ospedali, sempre insieme a papà Nicola. Che oggi è un uomo felice, ma soltanto a metà.

Il rientro dall’Inghilterra

Dal 27 luglio i Perrotta sono rientrati dall’Inghilterra nella loro abitazione di Pascarola. Il pericolo è alle spalle, sì, ma non del tutto. “E’ cominciata la seconda fase dell’incubo – afferma Nicola – Io non ci sto a vivere nella Terra dei Fuochi, io non ci sto a esporre i miei figli a nuovi pericoli. Andrea viene monitorato ora dopo ora, ma dopo tutto quello che abbiamo vissuto io non posso permettergli di vivere su una bomba ecologica. Qui avviene di tutto: roghi tossici, sversamenti illegali di rifiuti. Pascarola sorge su terreni inquinati da decenni, tutti ne sono a conoscenza. Il vice premier Luigi Di Maio mi aiuti a trovare un posto di lavoro lontano da questa trappola mortale”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome