Tim punta a Oi e spinge su Open Fiber, Gubitosi: “Un 2019 di successo”

Foto Valerio Portelli / LaPresse in foto Luigi Gubitosi

MILANO – “Un anno di successo” che precede un 2020 che si preannuncia ancora “migliore”. Non ha dubbi l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, sui passi positivi compiuti dal gruppo delle telecomunicazioni lo scorso anno, chiuso con un utile di 1 miliardo di euro e il ritorno al dividendo. Il capo azienda presenta ai mercati un piano ambizioso – come dimostra la volontà di portare il debito sotto i 20 miliardi entro il 2021 – e che tiene conto di un contesto italiano “impegnativo”.

Una strategia in cui sicuramente non manca la voglia di crescere

Dopo gli annunciati accordi con Google e Disney, Tim è pronta a lanciarsi in Brasile e presenta insieme a Telefonica un’offerta per acquisire il gruppo carioca Oi. All’indomani della presentazione del nuovo piano industriale Tim annuncia nuovi piani di espansione in Brasile. In tandem con Telefonica, ex azionista di riferimento della Tlc italiana, Tim lancia un’offerta per il business mobile del gruppo Oi. In caso di via libera all’operazione, ciascuna delle interessate riceverà una parte del ramo del gruppo spagnolo.

“Sarà un’operazione vantaggiosa per l’intero sistema brasiliano dei dispositivi mobile“, ha commentato Pietro Labriola, ceo di Tim Brasil in conference call con gli analisti. Parole che – unite ai dettagli del nuovo piano – fanno scattare il titolo in Borsa: in chiusura Tim guadagna quasi il 4% a 0,38 euro.

Dopo sette anni Tim torna a pagare un dividendo. Anche se simbolico – pari a 1 centesimo per azione – è un messaggio importante per gli azionisti: “E’ un bel dividendo, perché rappresenta il fatto che è ripresa una parte importante di attività”, spiega il capo azienda, sottolineando che il piano al 2022 “è condiviso da tutti gli azionisti” e che Tim è tornata “a una normale dinamica aziendale, che produce cash flow, utili e dividendo”.

Il management può così concentrarsi su altre operazioni, come l’acquisizione di Open Fiber per dare vita a una rete unica della fibra ottica. Il progetto di Tim prevede la creazione di una newco a cui attribuire la rete secondaria in fibra. Kkr ha manifestato interesse per l’acquisizione del 40% di questa rete da cui il gruppo Tim avrà un incasso di 1,8 miliardi di euro, sulla base di un’enterprise value di 7,5 miliardi. “E’ il momento di passare al livello successivo del gioco: saremo noi a guidare in modo operativo la rete nel paese”, sottolinea Gubitosi.

Il nodo resta la cessione del 50% di Open Fiber da parte di Enel

“Fare un’offerta a un azionista che sai rifiuterà non ha senso”, commenta il capo azienda di Tim. “Noi abbiamo osservato – aggiunge – con molta attenzione e disponibilità l’invito del governo a ragionare sulla rete unica, ma è evidente che ci dovrà essere disponibilità da parte di Enel”. Se così non dovesse essere “non succederà”, precisa Gubitosi.

Una riflessione sugli sviluppi del coronavirus e prime conseguenze per il gruppo

Un impatto “ci sarà”, ma “paradossalmente il settore delle telecomunicazioni sui mercati – mai favorito negli ultimi 15-18 mesi – dovrebbe essere il più resiliente”, spiega il ceo. Tuttavia, “operiamo in un Paese e se un Paese attraversa una fase recessiva è ingenuo pensare che neanche nei settori più resilienti non ci sarà un impatto” continua Gubitosi. Dallo scoppio dell’epidemia Tim ha raddoppiato il proprio traffico su rete fissa e registrato un incremento del 10% su mobile. “C’è spazio per questi aumenti di traffico nella nostra rete”, assicura il ceo, che prevede ulteriori incrementi nei prossimi mesi. (AWE/LaPresse)

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