“Tra 10 giorni stangata benzina”

Il termine per la riduzione sui carburanti prorogato dal 21 aprile al 2 maggio. Per i cittadini del capoluogo non è abbastanza

CASERTA – Soltanto 20 giorni o poco più allo scadere dello ‘sconto’ sulla benzina, un termine che fa tremare lavoratori e automobilisti: non erano molto i 25 centesimi di ‘taglio’ sul costo del carburante quelli offerti dal governo centrale a fronte del rincaro del carburante ma almeno erano qualcosa. Dal 2 magio, probabilmente, non ci sarà più nemmeno quella. Sarebbe dovuta scadere il 21 aprile, a cavallo con il giorno di Pasqua ma è stata prorogata di altri 10 giorni. Chi si muove con le quattro ruote, però, non ha apprezzato molto la dichiarazione sul parziale abbattimento delle accise. Soprattutto considerando che l’abbattimento viene fatto con il sovragettito dell’Iva. Soldi dei contribuenti, in pratica, utilizzati per diminuire il prezzo del carburante che loro stessi pagano. Una situazione disastrosa per li operatori dei trasporti. “Per chi lavora gli aumenti sono una condanna – a parlare è Salvatore, autotrasportatore – Con questi aumenti non possiamo andare avanti, ci stanno uccidendo. In questo modo non possiamo andare avanti. Come facciamo a guadagnare quando dobbiamo spendere la maggior parte dei nostri guadagni per fare benzina? Se nessuno interviene molte aziende andranno fallite e dovranno chiudere. Centinaia di lavoratori perderanno il posto. Però nessuno fa niente e nessuno vuole intervenire. Gli aumenti erano stati soltanto ridotti ma ora la situazione non può che peggiorare ancora”. Nella stessa condizione vengono a ritrovarsi gli operatori del commercio ambulante. Obbligati a spostarsi anche per centinaia di chilometri ogni giorno per loro l’aumento della benzina rappresenta un vero e proprio salasso. Per loro la scelta quasi obbligata di ridurre il proprio raggio d’azione, inevitabilmente tagliando anche sui possibili guadagni.
“La stangata è stata soltanto rimandata – sono le parole di Carlo Noviello, commerciante ambulante di prodotti agroalimentari – ma non è possibile fermarsi. Già i mercati erano in parte svuotati dalla clientela, che durante il periodo delle restrizioni si è ridotta all’osso. Perché a causa degli aumenti di carburante e merce sono costretti a ridurre il proprio raggio d’azione, preferendo i mercati locali rispetto a quelli più lontani. Non possiamo permetterci di continuare a lavorare in queste condizioni. Praticamente stiamo lavorando in perdita. L’unico modo che abbiamo per tagliare i costi restano però in attività è quello di accorciare le distanze”
Il problema non è soltanto per i lavoratori che si muovono su quattro ruote. Anche le famiglie si ritrovano con l’acqua alla gola. Anzi, sono proprio i nuclei familiari più in difficoltà a subire maggiormente il peso degli aumenti. Soprattutto i nuclei familiari monoreddito, per quanto possano ‘stringere la cinghia’ del serbatoio, si ritrovano a dover spendere anche cento euro in più al mese. “Fare il pieno è diventato un lusso – dichiara Antonio Casella, automobilista – I viaggi lunghi sono diventati un lusso. Siamo arrivati a spendere cinquanta euro di benzina per camminare soltanto una settimana. Ormai bisogna ridurre gli spostamenti al minimo. Come fa un padre di famiglia oggi a mantenere un auto, considerando che deve pagare anche le assicurazioni e le tasse? Le famiglie devono tornare al trasporto pubblico o camminare a piedi”.

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