Triplice omicidio, attesa la verità di Barbato

Gli avvocati di Salzano hanno chiesto al Tribunale di Napoli di poter interrogare il pentito

CASAL DI PRINCIPE – La Cassazione aveva detto no alla revisione del processo: le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone sugli omicidi di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno non erano state considerate sufficienti per rivedere la posizione di Francesco Salzano, il 48enne di S. Maria La Fossa condannato nel 2014 a 30 anni di carcere per concorso morale proprio in quel triplice delitto. Il pentito, figlio del capoclan Francesco Sandokan, al pm Vincenzo Ranieri, raccontò che il fossataro non era presente alla riunione che tenne a casa di Francesco Della Corte, nel corso della quale diede l’ordine di eliminare i tre. Se la Suprema corte disse no, l’anno scorso, alla revisione, è perché le nuove dichiarazioni di Schiavone, da sole, non trovavano “riscontro e conferma nei materiali processuali posti a base della condanna” incassata da Salzano, “restando, pertanto, preclusa la stessa possibilità di qualificare le stesse quale prova nuova suscettibile di aggredire in senso liberatorio il giudicato”. In soldoni, serviva un ulteriore elemento. E a poterlo fornire, ora, è un altro ex esponente dei Casalesi. Gli avvocati Paolo Raimondo e Giuseppe Stellato, difensori di Salzano, hanno indicato Francesco Barbato, alias ‘o sbirro, pentitosi poco dopo la scelta di collaborare con la giustizia del figlio di Sandokan (suo fedelissimo). Barbato proprio da Schiavone è stato indicato tra i presenti alla riunione durante la quale deliberò l’agguato (ma in relazione al triplice delitto, a differenza del fossataro, è stato assolto).
Gli avvocati di Salzano avevano chiesto alla Procura di interrogare il pentito sul triplice delitto, ma hanno incassato il suo no. Si sono rivolti così all’ufficio gip del Tribunale di Napoli come organo di garanzia. Ma quest’ultimo aveva detto che non spettava a lui decidere. I legali non si sono arresi e si sono rivolti alla Cassazione che nei giorni scorsi ha annullato il provvedimento del giudice partenopeo rinviandogli le carte: dovrà stabilire se è possibile o meno interrogare ‘o sbirro.
Papa e Minutolo vennero sequestrati ed assassinati l’8 maggio del 2009. I loro corpi furono trovati sette giorni dopo a Villa di Briano, seppelliti in una fossa profonda oltre 4 metri in una strada che costeggia la Nola-Villa Literno. Il cadavere di Buonanno, invece, fu rinvenuto il 10 maggio in località Sant’Angelo, a Frignano: i killer gli avevano sparato al volto e alla nuca.
Se Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Sandokan, ordinò di ucciderli è perché, in autonomia, avevano chiesto il pizzo ad un’imprenditoria grazzanisano senza avere l’ok dal clan.
Per gli inquirenti Salzano, oltre a riferire al boss le condotte dei tre non in linea con le direttive che aveva dato, avrebbe partecipato anche all’incontro nel quale proprio Schiavone comandò il loro assassinio. Circostanza che, come detto, il pentito ha sconfessato. Ma sono informazioni arrivate alla Dda dopo la sentenza di condanna irrevocabile per il fossataro. E i suoi legali, adesso, per avere qualche speranza di ottenere la revisione del processo, devono sperare di poter ascoltare Barbato sulla vicenda (e che confermi che Salzano non era all’incontro).

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