Caserta, mozzarella di bufala taroccata: nei guai tre imprenditori

CASERTA – Altro che Dop.Il marchio che avrebbe dovuto garantire un prodotto di qualità, realizzato, seguendo un rigido disciplinare, esclusivamente con il latte di bufala campana, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere si è rivelato essere soltanto un timbro privo di sostanza: parte della mozzarella prodotta nel 2023 dalla società ‘Abc – Agricola casearea bufalina’, con sede a Vitulazio, nonostante venisse venduta sul territorio nazionale e all’estero proprio con il rassicurante marchio, di ciò che quell’etichetta doveva farsi tutrice aveva, dice l’accusa, poco o nulla. E chi si sarebbe reso protagonista di questa presunta frode, ieri mattina è stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare.
Chi sono? Il casertano Angelo Piccirillo, 53enne, amministratore unico dell’Abc, e i sanciprianesi Raffaele Caterino, 35enne, e Beniamino Diana 57enne. Caterino è socio di minoranza dell’azienda guidata da Piccirillo e responsabile della produzione, Diana, invece, viene identificato dagli investigatori come amministratore di fatto della Abc: pur non avendo ruoli formali nella compagine, avrebbe inciso nella sua gestione. Il giudice per le indagini preliminari Orazio Rossi ha disposto per loro il divieto di dimora nella provincia di Caserta.
I tre rispondono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frodi aggravate nell’esercizio del commercio.
Avrebbero dato un loro contributo a questa presunta associazione a delinquere anche cinque dipendenti della società vitulatina, ma per loro non sono state disposte misure restrittive: si tratta di Raffaele Colella, 53enne di Marcianise, Yvonne La Prova, 43enne, e Daniele La Prova, 48enne, entrambi di Teano, Ferdinando Visone, 61enne di Grazzanise, e Gerardo Campolattano, 63enne di S. Maria La Fossa.
A tracciare queste ipotizzate condotte illecite dell’Abc, azienda che ha tre caseifici funzionanti tra le province di Caserta e Frosinone, è stato il lavoro svolto dai carabinieri della stazione di Vitulazio, guidati dal luogotenente Crescenzo Iannarella.
La complessa attività investigativa svolta dai militari ha fatto emergere come gli indagati, attraverso l’Abc, avrebbero messo in commercio ‘mozzarelle di bufala campana’ con marchio Dop, che per origine, quantità e qualità, era diversa da quella dichiarata nell’etichetta.
Insomma, il presunto gruppo criminale si sarebbe mostrato dedito alla produzione di prodotti caseari, ha chiarito in una nota il procuratore Pierpaolo Bruni, “con modalità difformi a quanto previsto per legge, con particolare riferimento a leggi e regolamenti europei, oltre che nazionali, ed i cui disciplinari, severi e precisi, ne garantiscono la qualità, la produzione e la provenienza”.
È stata un’indagine densa, ma anche veloce: avviata nell’agosto 2023, si è conclusa nell’ottobre dello stesso anno. E in questi tre mesi, i militari, sostengono gli inquirenti sammaritani, hanno accertato che l’Abc poneva in vendita in modo sistematico presso il proprio punto vendita e anche presso altri centri dislocati in Italia e all’estero mozzarella spacciata per Dop, ma che veniva realizzata con una miscela di latte vaccino e latte di bufala (con il primo prevalente sul secondo), quando invece quelle Dop devono essere realizzate al 100 percento con latte di bufala.
Le false mozzarelle Dop dell’Abc venivano consegnate a diverse attività commerciali presenti al Nord Italia (spesso destinate alla grande distribuzione) e anche in Francia e in Austria.
Lo stratagemma di realizzare mozzarelle con un mix di latte vaccino e di bufala, ingannando poi gli acquirenti sostenendo che fossero Dop, secondo la Procura ha consentito ai soci di Abc di “ottenere un vantaggio economico rilevante, a danno dell’acquirente finale, che comprava un prodotto differente da quello indicato nell’etichetta”.
A puntellare questa tesi della Procura di S. Maria Capua Vetere è stato il lavoro di raccolta e analisi dei dati Gps e telefonici, l’ascolto delle intercettazioni e i servizi di osservazione. Le prove ‘regine’ sono state, però, le analisi sulle mozzarelle che hanno svelato la massiccia presenza al loro interno di latte vaccino.
I tre raggiunti da misura cautelare e i 5 indagati a piede libero sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. L’inchiesta si trova ancora nella sua fase preliminare e quindi è possibile che nei successivi step del procedimento penale, gli indagati, assistiti dagli avvocati Umberto Elia, Antonio Letizia e Amedeo Barletta, possano dimostrare la non colpevolezza.

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