Ucciso a colpi di pistola e abbandonato in strada

I medici lo hanno trovato in via Luca Pacioli alle ventuno. Inutile la corsa all’ospedale del Mare

NAPOLI – Ucciso a colpi di pistola nel quartiere Ponticelli ieri sera. L’agguato in via Luca Pacioli. Una strada tra via Carlo Miranda e il Lotto Zero. Vicino alle palazzine del ‘parco di Topolino’. In una zona di confine, diventata terreno minato negli ultimi mesi. Qui è stato ucciso Gennaro Matteo. Alle ventuno i carabinieri lo trovano a terra, vicino a un marciapiedi. I medici tentano la corsa all’ospedale del Mare. E’ molto vicino. Tutto inutile. Possono solo constatare il decesso poco più tardi. Poi le indagini. Gli investigatori raccolgono poche informazioni sul posto. Anzi, nessuna. Non ci sono testimoni. La strada è deserta. Quando i sanitari arrivano in via Pacioli trovano solo il corpo davanti a una palazzina. Come è arrivato in quel punto? I carabinieri non recuperano nemmeno i bossoli. Sospettano sia stato ucciso altrove e abbandonato in quel tratto di via Pacioli, uno stradone a tre corsie per carreggiata. Potrebbe essere stato assassinato in macchina e il corpo gettato fuori. Per l’intera serata sotto una pioggia battente i militari setacciano l’isolato palmo a palmo a caccia di telecamere. Intanto esaminano il profilo della vittima: il 35enne, soprannominato ’u pavon, abitava a Portici. Gli accertamenti partono da qui. E sono in corso. Per ora gli inquirenti non escludono ipotesi. Dalla lite all’agguato, all’errore di persona. Ma sanno che Ponticelli è attraversato da venti di guerra. Anche questo scenario è sul tavolo della Procura. Qui i Pazzignani sono accerchiati al rione De Gasperi. E la resa dei conti è vicina. Ne sono certi gli investigatori, che monitorano le palazzine. Un tempo feudo dei De Stefano-Schisa-Rinaldi-Minichini. Ma ora sono nel mirino. Lo avvertono le sentinelle delle forze dell’ordine. Ed è scritto nell’ultima informativa della polizia. Le stradine fuori dal De Gasperi sono un campo minato. Gli ex Sarno sono ormai un ostacolo per l’ascesa delle ‘nuove leve’. E i ras di Ponticelli stanno facendo terra bruciata.

Secondo gli investigatori, è stata adottata una strategia per bloccarli e non farli uscire dalle palazzine-bunker. Ogni passo falso viene punito. Terrorismo psicologico, per dirla con un investigatore. Di più. L’ordine è abbandonare il rione, per ottenere la tregua armata. Ma si vedrà. Intanto la faida prosegue sottotraccia, tra ferimenti, aggressioni in strada e minacce. Gli equilibri sono cambiati poco tempo fa, con una operazione che ha azzerato i vertici e indebolito la ‘paranza’. C’è una data. Ne sono certi gli inquirenti: è il 17 maggio. Quel giorno la polizia dà il via a un ‘rastrellamento’. Una operazione ‘chirurgica’. Gli inquirenti poco più tardi annunciano: colpiti i ‘quadri’ del cartello guidato dai Rinaldi. Trentasette arresti. E una lunga indagine. Questo cambia tutto. Il blitz ha indebolito non poco il gruppo, che ha il quartier generale al rione Villa. Tutto a vantaggio dei nemici storici. I Mazzarella-D’Amico. Ma cantano vittoria anche i De Micco-De Martino, che oggi qui fanno il buono e il cattivo tempo. Almeno fino ad ora. Non è un aspetto da sottovalutare, se si pensa che gli equilibri sono assai precari e basta una scarcerazione per mutare gli assetti. Figuriamoci 37 arresti in un colpo solo. Da quel giorno è facile immaginare che i rivali si sentano un po’ più forti. All’alba del 17 maggio i poliziotti della squadra mobile e del commissariato San Giovanni-Barra hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento cautelare ricostruisce l’esistenza del cartello criminale Rinaldi-Reale-Formicola, operante prevalentemente a San Giovanni, ma con ramificazioni in altre zone della città nell’ambito della sfera di influenza, direzione e controllo dell’Alleanza di Secondigliano, in contrapposizione con i Mazzarella-D’Amico.
Oggi la tensione è alle stelle al rione De Gasperi. Lo raccontano gli ultimi fatti di cronaca. Gli investigatori registrano fibrillazione nelle palazzine.

I gruppi di fuoco seminano il panico nelle palazzine

Una escalation di rappresaglie e scintille in pochi giorni ha fatto scattare lo stato di allerta. Segnali di una tregua che non arriva. Gli inquirenti sanno che il fuoco cova sotto la cenere. Difficile raggiungere un accordo di massima. C’è troppa frammentazione. Così Procura e forze dell’ordine cercano di captare ogni ‘messaggio’ utile. Poco tempo fa la polizia intercetta un commando nelle palazzine al rione Villa. Nel cuore della notte. Gli agenti notano subito un particolare: i due uomini in moto indossano giubbotti antiproiettili. E significa solo una cosa: che sono pronti per uno scontro a fuoco. I poliziotti non ci pensano nemmeno un secondo e si lanciano in scia. In via nuova Villa a quell’ora non c’è nessuno. Le strade sono deserte. I grandi viali intorno ai parchi sono un circuito automobilistico. E la Volante accelera al massimo: il guidatore dà sfogo al motore. Ma davanti ha un potente scooter Honda Sh-300: uno dei pochi veicoli a raggiungere i 100 chilometri all’ora in 11,3 secondi. Un bolide urbano. Senza contare che il centauro conosce il dedalo di stradine a menadito. Tanto che la pattuglia lo perde di vista dopo la terza curva a tutta velocità. Di più. Il passeggero impugnava una semiautomatica. E non l’ha gettata via. In pochi minuti si precipitano sul posto altre due Volanti, per blindare il rione Villa. Serve fare in fretta. Ma i killer sono già scomparsi. Nascosti chi sa dove. Cosa stavano facendo in via nuova Villa quella notte? Qual era il loro obiettivo? Di certo la polizia li ha sorpreso sul fatto. E il piano è saltato. Almeno per ora. Il secondo passo degli inquirenti è esaminare la mappa geocriminale. Il rione Villa è da sempre considerato il bunker dei Rinaldi-Reale. Una sorta di roccaforte in cemento armato. Ora per la polizia, le ipotesi sono due: un attacco dei nemici (agguato fallito, o dimostrazione di forza, la classica ‘stesa’). Gli acerrimi rivali dei Rinaldi-Reale si chiamano D’Amico-Mazzarella. Ma gli inquirenti sanno bene che qui gli scenari sono in continua evoluzione e non possono escludere ipotesi. Il territorio è frammentato. Molti ‘market’ degli stupefacenti hanno cambiato bandiera negli ultimi giorni e versano l’obolo ai De Micco-De Martino XXX. Ecco la mappa, secondo le ultime informative. Nel rione 106, le cosiddette Case dei Pompieri, in via Vera Lombardi c’è una nuova piazza di spaccio, gestita da un gruppo legato ai De Martino. Ma il mercato più grande di stupefacenti è al rione De Gasperi. Gestito da un ‘autonomo’, che ha sempre versato la quota a chi comanda (ora fa riferimento ai De Micco-De Martino XXX). Al Conocal la droga porta la firma dei D’Amico. Qui c’è stato un vero e proprio scontro: i De Luca Bossa volevano una percentuale. Il gestore rispose con una serie di ‘stese’. E cacciò dal quartiere gli Aprea (sodali dei De Luca Bossa). Ma ora anche il ‘temerario’ potrebbe aver terminato il suo grado di autonomia. Discorso opposto alle Cinque Torri, dove la droga è gestita dai De Luca Bossa. Pure qui però la vendita potrebbe passare sotto l’egida dei De Micco-De Martino XXX. Anche la piazza di spaccio al Lotto Zero è gestita dai De Luca Bossa-Minichini. Questa è considerata una sorta di roccaforte. Ed è difficile espugnarla. Mentre quella in via Franciosa alle Case Bianche è gestita dai Casella. Ed è ancora autonoma.

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