Ucraina, l’Italia prova a mediare

Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi
Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

BRUXELLES (Fabio Fantozzi) –  La crisi russo-ucraina vede il governo italiano sempre più protagonista negli scambi diplomatici. Prima la tappa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Mosca, dove ha incontrato il suo omologo Sergey Lavrov, poi la richiesta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al premier Mario Draghi, di intercedere per un incontro con Vladimir Putin, infine l’invito stesso del leader russo al presidente del Consiglio a recarsi al Cremlino.

L’Italia insomma gioca ad alto livello nella rete diplomatica internazionale messa in moto per scongiurare il deflagrare del conflitto. Pur se la richiesta di Zelensky è stata rivolta anche “ad altri intorno al tavolo di oggi”, rivela Draghi al termine del Consiglio europeo informale convocato a Bruxelles sulla crisi. “Evidentemente non sarà facile ma l’obiettivo è quello, far sì che Zelensky e Putin si siedano intorno a un tavolo”, ha avvertito il premier. In attesa di un difficile faccia a faccia tra i due contendenti, si è già attivata invece la macchina organizzativa per permettere l’incontro tra Draghi e Putin a Mosca “il prima possibile”.

Dal canto suo, Di Maio ha assicurato al suo omologo che “l’Italia è sempre stata in prima fila per una soluzione diplomatica, e che la Russia “può contare sull’Italia per raggiungere una soluzione diplomatica”. Inoltre, ha ribadito il capo della Farnesina, occorre “dare attuazione agli accordi di Minsk”, il che “consentirebbe di rilanciare i rapporti tra Ue e Russia”. Il nostro paese, insomma, può giocare un ruolo, anche alla luce dell’importante flusso di scambi, anche commerciali, con Mosca.

Non a caso il ministro degli Esteri russo Lavrov ha voluto ricordare le “buone relazioni economiche” tra i due paesi. Tuttavia, la strada del dialogo sembra in salita. I segnali di un possibile allentamento della concentrazione militare russa si sono rivelati inconsistenti. “Sostanzialmente la situazione è la stessa di qualche giorno fa, questi episodi che sembravano annunciare una de-escalation non sono al momento presi seriamente. Quindi dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha dichiarato Draghi in un punto stampa a Bruxelles. Per Draghi occorre lavorare su due fronti.

Il primo consiste nel riaffermare l’unità dei paesi europei e della Nato. “Questo forse è il fattore che ha più colpito la Russia”, ha affermato il premier dopo il vertice. Unità rimarcata anche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel – l’incontro è stato “l’occasione per esprimere la nostra fortissima unità” – e dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, che ha assicurato che in caso di aggressione il pacchetto di sanzioni è pronto e verrà adottato all’unanimità dai Paesi.

(LaPresse)

E la minaccia di sanzioni dure è stata al centro del secondo punto avanzato da Draghi. “Occorre mantenere la nostra strategia di deterrenza ferma in questo momento, essere fermi, non mostrare debolezze”, ha affermato. Infine, per il premier va ribadito che “non possiamo rinunciare a quelli che sono i principi fondanti dell’Alleanza atlantica”, e quindi anche la possibilità di uno stato di fare richiesta di adesione alla Nato. La situazione è invariata, insomma, se non che si continua con i posizionamenti. 

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