Venezia 79: in ‘The hanging sun’ Borghi in fuga nell’estremo Nord

La Norvegia più profonda, un villaggio sperduto nell'estremo Nord del mondo, dove il sole non tramonta mai: è lo scenario suggestivo e selvaggio di 'The hanging sun' ('Sole di mezzanotte').

Alessandro Borghi premiato al David di Donatello (Foto Stefano Colarieti/LaPresse)

VENEZIA – La Norvegia più profonda, un villaggio sperduto nell’estremo Nord del mondo, dove il sole non tramonta mai: è lo scenario suggestivo e selvaggio di ‘The hanging sun’ (‘Sole di mezzanotte’). Il film, opera prima di Francesco Carrozzini, tratto da un romanzo di Jo Nesbo, chiude, fuori concorso, la 79esima Mostra del Cinema, e sarà nelle sale dal 12 settembre.

Protagonista di questa produzione internazionale tra Italia e Regno Unito è Alessandro Borghi, che ha definito il progetto “un miracolo del cinema. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che non lo avremmo mai fatto, perciò quando sono arrivato sul set, e ho capito che lo stavamo davvero facendo, con questo cast, con questo livello tecnico, mi è sembrato un miracolo del cinema”. Borghi veste i panni di John, un uomo in fuga dopo aver tradito suo padre, un boss criminale. Inseguito da suo fratello, John si dirige verso l’estremo Nord. Arriva in un villaggio isolato, dove il sole non tramonta mai, con una piccola comunità dalle severe regole religiose, che sembra appartenere a un altro tempo. Qui incontra Lea, una donna in difficoltà ma dalla grande forza, e suo figlio Caleb, un bambino curioso e dal cuore puro. Anche Lea ha i propri demoni: la morte in mare del suo violento marito Aaron. Con il passare dei giorni i tre si avvicinano.

“Quando ho letto per la prima volta il romanzo di Nesbo, sono due le cose che mi hanno moto attratto – ricorda Carrozzini -. Prima di tutto il personaggio, che è un personaggio rotto, che cerca di ritrovarsi. Poi le atmosfere di Nesbo, questa natura così incombente”. In questo luogo complicato, nascono nuovi rapporti tra i personaggi, che si muovono sempre al confine tra il villaggio, il bosco e i fiordi. Per Lea, John è il primo uomo in grado di darle protezione, senza privarla della sua libertà, per Caleb è un’insperata figura paterna a cui raccontare il proprio mondo, e lo stesso John sembra intravedere in questo incontro la possibilità di una redenzione e di una nuova vita. Inevitabilmente, iniziano a sentirsi come una nuova famiglia. Quando John si trova in trappola con il fratello ormai sulle sue tracce e il fratello di Aaron mette gli occhi su Lea, i due dovranno trovare il modo per spezzare i legami con il proprio passato e ricominciare.

“Nel romanzo – spiega Stefano Bises, che ha curato la sceneggiatura – spiccano tanti elementi di contemporaneità e attualità, basti pensare al tema della mascolinità tossica, o perfino a quello dei cambiamenti climatici. Il grosso del lavoro era renderlo contemporaneo, anche se il romanzo era ambientato negli anni ’70”.

Oltre a quella di Borghi, nella pellicola spicca l’interpretazione di Charles Dance (il Tywin Lannister di ‘Game of Thrones’), nei panni del severo padre di Lea, pastore che governa con regole ferree la piccola comunità dell’estremo Nord, dove sono malvisti anche fumo e alcol e che farà di tutto per mantenere il ‘suo’ ordine, minacciato dall’arrivo di John. “Una delle tematiche importanti nel film è la paternità, e la gestione della paternità”, sottolinea Borghi, e Carrozzini spiega: “Ho perso mio padre prima del film, e con lui abbiamo sempre avuto un rapporto conflittuale. Questo film ha a che fare con la decisione: che cosa vogliamo scegliere? Chi vogliamo essere? Qual è la famiglia che ci scegliamo?”.

Borghi, che dà al personaggio la sua impronta, ormai è abituato a calcare i grandi palcoscenici internazionali e, come in questo caso, a recitare in inglese. “Quando si ha a che fare con un’altra lingua – sottolinea l’attore – ci si confronta con un altro approccio, con un mercato molto più ampio e quindi rischioso. Quando parliamo in un’altra lingua si modifica anche il nostro carattere, in questo caso si modifica il modo di recitare. Ci si libera dal giudizio della parola”. Jessica Brown Findlay, che interpreta il ruolo di Lea, rivela che con Borghi “abbiamo sviluppato i nostri personaggi separatamente, poi si sono fusi sul set”. Sul figlio di Lea, spiega: “Caleb rappresenta il futuro, qualcuno che rompe il circolo vizioso della violenza del padre, dei padri”. “I protagonisti – conclude Borghi – sono due personaggi rotti dentro, e che provano ad aggiustarsi a vicenda. Lui si accorge di aver bisogno di loro due. Non si parla in modo esplicito di amore, ma di un bisogno che hanno l’uno dell’altra”.

dell’inviato Claudio Maddaloni

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