Whirlpool, i lavoratori bloccano l’aeroporto di Napoli: l’azienda comunica i licenziamenti ai sindacati

Cresce la rabbia dei 327 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

NAPOLI – Cresce la rabbia dei 327 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli. La giornata è cominciata con il blocco dei varchi di accesso delle partenze all’aeroporto di Capodichino, dove i lavoratori hanno apposto uno striscione e hanno cominciato a intonare il coro: “Noi vogliamo lavorare”. Sono inviperiti e pronti nei prossimi giorni ad altre “azioni di lotta” fanno sapere i dipendenti dello stabilimento di via Argine.

Una giornata convulsa, che ha subito l’ennesimo scossone quando sulla pec delle organizzazioni sindacali è arrivata la lettera in cui si annuncia l’inizio delle procedure di licenziamento per i 327 lavoratori. L’azienda ci ha tenuto a “precisare di aver inviato lettere alle rappresentanze sindacali e alle istituzioni competenti sull’avvio della procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 223/91, come anticipato nella giornata di ieri” e che “nessuna lettera di licenziamento sarà inviata dall’azienda ai dipendenti fino al termine della procedura, come previsto dalla legge”. La procedura ha una durata di 75 giorni, durante i quali i dipendenti del sito di Napoli riceveranno la normale retribuzione.

L’intenzione della società – come si legge nella missiva recapitata questa mattina a Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Fim-Cisl, Federazione metalmeccanici-Ugl, ministero del Lavoro, ministero dello Sviluppo economico, Inps di Napoli, Unione industriali, ufficio Gabinetto del presidente della Regione Campania – è di ridurre l’organico complessivo di 327 dipendenti attualmente occupati nello stabilimento di Napoli. “Risulta oggettivamente incompatibile con l’attuale situazione aziendale – scrive Whirlpool – l’applicazione dei criteri di scelta all’intero organico aziendale, e ciò in considerazione dell’infungibilità dei dipendenti addetti a tale sito rispetto al personale collocato presso le altre sedi della società, determinata, tra le altre, dalle seguenti circostanze: lo stabilimento di Napoli ha cessato definitivamente ogni attività a far data dal 1° novembre 2020; i relativi dipendenti non possiedono le competenze tecniche necessarie all’esecuzione delle lavorazioni in essere presso gli altri stabilimenti della società senza l’attuazione di interventi formativi, organizzativi e logistici talmente costosi e complessi da compromettere l’efficiente svolgimento dell’attività aziendale, finendo per generare una situazione di squilibrio strutturale per la società; l’unità produttiva più prossima territorialmente allo stabilimento di Napoli, ossia quella di Carinaro (Caserta), svolge attività del tutto diverse rispetto alla produzione di lavatrici di alta gamma, essendo un centro di distribuzione logistica dedicato ai pezzi di ricambio che rifornisce, tramite il proprio magazzino, l’intera area europea”.

Pochi i margini di trattativa al momento, di una situazione considerata “di una gravità insostenibile” dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. “Ci auguriamo – ha detto il governatore campano – che l’incontro con il presidente Draghi possa rappresentare una svolta nella vertenza. Realisticamente occorre utilizzare le prossime settimane per impegnare una delle grandi aziende del nostro Paese in un piano serio e credibile di reindustrializzazione”.

di Valerio Esca

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome