Salva bebè, dopo le polemiche pronti gli emendamenti per far slittare le multe

Già pronti in proposito due emendamenti al decreto fiscale, uno a firma Pd e uno M5S

bambino

ROMA – Slittano le multe sui dispositivi salva bebè. Dopo le critiche seguite all’entrata in vigore della nuova legge sui seggiolini anti abbandono la maggioranza assicura che l’avvio delle sanzioni per chi non ha ancora provveduto a mettersi in regola sarà posticipato al prossimo anno.

Gli emendamenti al decreto fiscale

Già pronti in proposito due emendamenti al decreto fiscale, uno a firma Pd e uno M5S. “Prevediamo che le sanzioni per chi non monta a bordo del veicolo i dispositivi antiabbandono per bambini fino a 4 anni si applicheranno dall’1 giugno 2020 – scrive il capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Trasporti Emanuele Scagliusi, primo firmatario di uno degli emendamenti -. L’obbligo è in vigore dal 7 novembre, ma si rende necessario prevedere un periodo cuscinetto sia per informare adeguatamente l’utenza. Anche con apposite campagne e iniziative mirate a raggiungere le famiglie, sia per consentire ai produttori di portare tali dispositivi sul mercato”.

La linea del governo

Il governo, fanno sapere fonti dem, sta lavorando per posticipare al primo marzo 2020 l’avvio delle multe. E, oltre all’emendamento a firma Pd, la ministra Paola De Micheli si sarebbe già detta disponibile alla proroga.

Codacons si oppone

Critiche arrivano dalle associazioni dei consumatori, Codacons in testa, che denuncia il totale caos sulla nuova normativa. “La fretta con cui è entrato in vigore l’obbligo del seggiolino ha di fatto trovato il mercato e i consumatori del tutto impreparati, al punto che in molte zone del paese tali prodotti sono assolutamente introvabili – spiega il presidente Carlo Rienzi -. La scarsità dell’offerta, a fronte di una domanda crescente a causa dell’obbligatorietà scattata lo scorso 7 novembre, sta portando ad un rapido aumento dei prezzi al dettaglio di tale prodotto. Al punto che per un seggiolino si arriva a spendere più di 500 euro. Tutto ciò mentre regna l’incertezza sui requisiti tecnici di tali dispositivi e sulle sanzioni per chi non si adegua. Con il Governo che ha annunciato proroghe per le quali l’iter burocratico richiederà settimane, se non mesi”.

Un pasticcio all’italiana

“Ancora una volta un classico pasticcio all’italiana. Con i cittadini costretti ad un obbligo giusto nelle intenzioni ma adottato in maniera sbagliata, che crea squilibri e mette i consumatori in condizione di violare loro malgrado la legge”, conclude Rienzi.

(LaPresse/di Alessandra Lemme)

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