Uomini e Dei

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

Dagli albori della civiltà è esistita, nell’essere umano, la bramosia di potere, il desiderio di sottomettere altri uomini. E’ da questa semplice evidenza che discende il motivo che ha scatenato quasi tutte le guerre, anche quelle più crudeli innescate dal diverso credo religioso. Tuttavia non è bastato il dominio sui propri simili: questo anelito lo si è progressivamente esteso anche alla natura ed alle sue leggi. Uno sfruttamento senza criterio, inasprito, per paradosso, con l’evolversi del potere stesso della scienza e della tecnica. Sfruttare ed asservire la natura al disegno del dominio antropologico, fatto di bisogni ed ambizioni, è stata la parola d’ordine degli ultimi due secoli, il mezzo per emanciparsi anche economicamente. Le leggi dell’economia e della finanza, nei sistemi capitalistici, e quelle dell’espansione dello Stato onnisciente ed onnipotente, nei sistemi socialisti, hanno cancellato le leggi del creato. In nome della salvaguardia del benessere umano si sono sterminate specie animali e vegetali, depredato mari e foreste, quasi cancellata la biodiversità e minacciata anche la conservazione delle specie umana per via naturale. Uno spartito che spesso è stato suonato da bande organizzate e, per sberleffo, in nome del progresso dell’umanità. Secoli di colonialismo, contrabbandati, quasi, come forma di “aiuto” da rendere ai paesi più poveri e sottosviluppati, sono stati invece basati sullo sfruttamento esasperato delle ricchezze naturali. Così popoli e nazioni sono stati depredati per una ciotola di riso, una scuola, un ospedale, il miraggio di una vita più degna da vivere. Insomma, a milioni di Europei e di Nord Americani è bastato semplicemente tenere i piedi “al caldo” e la pancia piena: i confort moderni ed una vita sgravata dalla fatica usurante. Una società opulenta, insomma, che aumentava disuguaglianze allorquando aumentava le conoscenze.

Anche in campo scientifico implementava i processi di conoscenza finalizzati alla ricerca merceologica ed all’incentivazione di ulteriori bisogni, con meccanismi irrispettosi dell’ambiente e della natura. Politici ed economisti hanno illuso tutti che nel XXI secolo, l’umanità avrebbe goduto degli agi e delle sicurezze sociali esistenti nei paesi economicamente e culturalmente emancipati. Un progresso generale, inarrestabile, perpetuo. Hanno però fatto solo il conto dei profitti e della ricchezza, non guardando oltre il proprio naso, ciecamente convinti da futuri, risolutivi, rimedi della scienza, per rimettere a posto le cose. Quindi il problema restava quello socio economico, quello politico della parificazione delle opportunità e del raggiungimento dei migliori scopi per tutti i popoli. A questa equiparazione solidale doveva dare risposta il processo di globalizzazione dell’Economia. E’ bastato un virus, una quasi specie vivente della dimensione infinitesimale, a mettere tutti a sedere con le mani nei capelli. Ma pare non sia comunque bastato per fare da argine al cretinismo, che si accompagna al desiderio di onnipotenza del genere umano, incanalando la scienza e la tecnologia verso obiettivi di rigenerazione della vita e dell’ambiente nel quale deve vivere l’umanità. Lo scopo invece pare sia rigenerare l’uomo, renderlo immortale. È di queste ore la notizia che scienziati statunitensi e loro colleghi australiani hanno messo a punto un embrione umano artificiale. Appare evidente che questi “embrioidi”, prodotti con cellule somatiche riprogrammate, non sono veri e propri embrioni umani. Infatti non sono derivati dall’unione tra il gamete femminile e quello maschile.

Insomma, se anche venissero impiantati in una pseudo-madre, non andrebbero avanti nello sviluppo. Tale scoperta, però, apre il futuro alla ricerca sulle cellule embrionali e alla medicina rigenerativa, sganciando la ricerca dalla problematica etica e morale dell’utilizzo di cellule derivanti da veri e propri embrioni o feti umani. Basterebbe usare le parole giuste che la scienza non osa pronunciare: prima usavamo gli embrioni umani per le nostre ricerche, sacrificavamo esseri umani. Quindi meglio fabbricare cellule “umane” modificate per quello scopo. Converrebbe chiedere, ora che il problema sembra risolto, che fine faranno, a quali scopi saranno utilizzati, gli oltre trentamila embrioni umani congelati esistenti solo in Italia? Ma nascono anche interrogativi: i nuovi embrioni artificiali serviranno per creare, magari più in là, un organismo embrionale da cellule somatiche di una persona? Ma così significherebbe clonare un individuo! Allora la domanda per gli uomini che giocano a fare gli dei è una sola, terribile e raccapricciante: quando avremo disponibili gli uomini costruiti in provetta? Saranno identici nelle facoltà umane, capacità intellettive in primis, liberi oppure sottomessi rispetto agli uomini concepiti con normali gameti? A quanti giocano con la vita e il Divino, la coscienza di risponderne all’Umanità.

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