Con la pandemia del Covid un +30% di disturbi alimentari tra giovani

Una “epidemia dentro l’epidemia”: anoressia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata (binge eating) negli ultimi 19 mesi - complice anche la pandemia - sono lievitati in maniera esponenziale

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

MILANO – Con la pandemia del Covid un +30% di disturbi alimentari tra giovani. Una “epidemia dentro l’epidemia”: anoressia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata (binge eating) negli ultimi 19 mesi – complice anche la pandemia – sono lievitati in maniera esponenziale. Come rivela la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare c’è stato un incremento del 30% di nuovi casi e una crescita pari al 50% di richieste di prima visita per Dca – Disturbi del Comportamento Alimentare e l’età media dei giovani pazienti è scesa a 12 anni, periodo delicato nella vita di ogni individuo.

Tale tendenza è stata confermata anche da Pierluigi Policastro, responsabile nazionale psicologi dell’emergenza del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta ed è il motivo per il quale il Cisom con Eni Foundation rilancia l’importante attività di supporto psicologico del Progetto “Non siete soli” un servizio di ascolto attivo e gratuito dove squadre di psicologi Cisom specificatamente formate offrono ascolto attivo a genitori, caregiver di ragazzi con Dca e giovani adulti che nascondono disturbi alimentari.

Il servizio, fruibile in totale anonimato da persone maggiorenni, è attivo gratuitamente in tutta Italia al numero 06 95945656, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 17.00 “E’ un malessere che non risparmia nessuno e che inizia a fare il suo esordio già all’età di sette anni – dichiara Pierluigi Policastro – In questi casi, il contributo psicologico, unito al supporto della famiglia, si rivela essenziale per intraprendere un percorso medico che porti verso la guarigione. È bene sottolineare che se i disturbi alimentari non sono riconosciuti in tempo e non vengono curati, nel peggiore dei casi possono portare anche alla morte”.

(LaPresse)

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