ROMA– “La notizia del rinvio a giudizio di 108 persone coinvolte nei fatti di Santa Maria Capua Vetere, riapre per gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria delle ferite mai rimarginate”. Così Daniela Caputo, Segretario Nazionale dell’Associazione Nazionale Dirigenti e Funzionari di Polizia Penitenziaria. “La Polizia Penitenziaria sana si dissocia dalla violenza senza se e senza ma e non entra nel merito delle indagini, riponendo fiducia nelle autorità inquirenti, ma ancora una volta non può non chiedere alla politica e alle istituzioni di prendere atto del fallimento del sistema”, continua Caputo. “DirPolPen denuncia da sempre una anomala strutturazione organizzativa che vede dei civili a capo di poliziotti, una colpevole mancanza di formazione adeguata, l’inspiegabile persistenza di forme di reclutamento approssimative e l’assoluta assenza di protocolli operativi ed equipaggiamento: la gestione di eventi critici non può essere lasciata all’improvvisazione”, denuncia la leader dei dirigenti del corpo. “Tutto questo sfacelo NON deve passare invano e occorre tutelare gli uomini e le donne di un Corpo che ieri, oggi e domani si trova a svolgere un mandato delicato in un sistema allo sbando. Lo Stato deve assumersi la responsabilità di demolire un sistema evidentemente inefficiente e malato”, continua la Caputo. “Protocolli operativi, reclutamento, formazione, equipaggiamento e valorizzazione della classe dirigente del Corpo sono i soli mezzi per superare il fallimento! Lo Stato restituisca al Paese una Polizia moderna ed efficiente ed un sistema penitenziario governato dalla forza della legge e non dalla legge della forza”, conclude Caputo.
LaPresse
Carceri, polizia penitenziaria sui 108 a processo: il sistema ha fallito
"La notizia del rinvio a giudizio di 108 persone coinvolte nei fatti di Santa Maria Capua Vetere, riapre per gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria delle ferite mai rimarginate".