MILANO – “La fine dello stato d’emergenza va vissuta come una notizia positiva. La nostra attività era legata a questa situazione. In questi due anni i colleghi che si sono alternati nei due differenti comitati hanno offerto il meglio delle loro capacità. Si è sviluppato un rapporto di dialogo e collaborazione tra scienza e politica mai esistito prima in forma così strutturata. Penso debba restare un patrimonio del Paese”. Così Franco Locatelli, a lungo coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, in un’intervista al Corriere della Sera.
Nei due anni di pandemia, ha spiegato il professore, “ho studiato molto e mi sono concentrato al massimo, sottraendo tempo alla mia vita privata” e ci sono stati anche tanti momenti di dolore.
“Ne scelgo tre, come indelebilmente impressi nella mia mente per la drammaticità. Le immagini dei camion militari che lasciano il cimitero di Bergamo, la mia città, per trasportare bare di defunti che non potevano trovare sepoltura. Il Santo Padre da solo in piazza San Pietro che prega il 27 marzo 2020 sotto la pioggia, circondato da un vuoto irreale e quasi spettrale. Terza immagine: il presidente della Repubblica che sale la scalinata dell’Altare della Patria da solo per celebrare il 25 aprile del 2020”, ha spiegato, precisando che a essere stato lacerante è stata la decisione di “sospendere le cerimonie funebri in presenza. Con quella scelta abbiamo senz’altro risparmiato vite, ma abbiamo tolto affettivamente molto al momento supremo dell’ultimo saluto ai propri cari”.