L’estate impazza. Le spiagge sono stracolme. Le principali località balneari e le città d’arte della Penisola sono prese d’assalto dai turisti. Il Belpaese dispiega tutte le sue potenzialità paesaggistiche strizzando l’occhio a chi ha voglia di ritemprarsi dopo le angosce del Covid e le preoccupazioni di una guerra alle porte di casa. Neanche il caro bollette ed il prezzo dei carburanti alle stelle frena la smania dell’esodo. Insomma: il calabrone italiano torna a volare, contraddicendo le buie previsioni degli economisti e dei sondaggisti propensi al più cupo pessimismo.
Sarà forse la levità dell’animo di un popolo di smemorati e di piagnoni, ma tutto, in questa fase, depone a favore di una stagione all’insegna dello svago e dell’allegria. Dicevamo del calabrone, autentico prodigio della natura dal momento che quest’insetto ha il corpo troppo grande e le ali estremamente piccole per poter volare. Eppure vola! e proprio per questo sovente viene utilizzato come esempio per rappresentare l’economia italiana che, stando ai parametri finanziari di riferimento, dovrebbe essere pressoché immobile, salvo poi riscontrare una vivacità che lascia di stucco gli esperti del settore, garantendo margini e qualità di vita di gran lunga superiore a quelle preventivate.
L’asso nella manica degli italiani? E’ rappresentato dal combinato disposto del lavoro nero con i sussidi governativi del reddito di cittadinanza, per non dire delle altre prebende statali. Si calcola, infatti (certo per difetto), che l’ammontare del Pil (prodotto interno lordo) derivante dal sommerso raggiunga il 25 percento di quello rilevato e che oltre la metà dei redditi prodotti dagli abitanti dello Stivale sfugga all’erario, creando ricchezza reale mai dichiarata né tassata. Senza questo escamotage non si spiegherebbe come mai il tenore di vita registrato in questa stagione superi di gran lunga le stime pessimistiche degli economisti e quelle del governo. Occorre anche dire però che vista… l’entità della tassazione a cui i contribuenti italiani sono soggetti, si tratta tutto sommato di una legittima difesa da parte del cittadino per non lasciarsi strozzare dal Leviatano statale e dall’ingordigia di quest’ultimo. Socialisti di mattina, allorquando pretendono un posto di lavoro garantito vita natural durante (insieme con aiuti e sussidi di varia natura e genere), gli italiani diventano liberali di pomeriggio, allorquando si sottraggono alla cernita del fisco. E’ questa ambivalenza comportamentale e culturale che aiuta il popolo a sopravvivere decentemente ben oltre le catastrofiche previsioni che ogni sera la tv ci propina nei vari talk show.
Insomma l’arte di arrangiarsi, di evadere le tasse, di violare il patto sociale, da proposizione negativa ed esecrabile diventa una forma di intelligente anarchia che garantisce libertà e benessere. E’ questa deplorevole attitudine a sconfinare nella furbizia geniale che si trasforma in quella legittima difesa cui accennavo prima. Una sorta di sostegno a un regime di vita che, teoricamente, è al di sopra delle possibilità economiche delle famiglie. Nel corso di un dibattito ebbi a chiedere ad un Ministro di lungo corso della Prima Repubblica se si sentiva responsabile del disastro economico italiano, dell’ammontare spaventoso del debito statale che come una palla al piede, frenava l’uscita dalla crisi, addossando alle attuali generazioni l’onere di ripianare il debito contratto dai loro genitori nel tempo delle cosiddette “vacche grasse”.
Mi rispose che tutto sommato quella classe dirigente aveva sì arricchito gli italiani e indebitato l’Italia, ma aveva anche migliorato enormemente il tenore di vita di generazioni che avevano patito condizioni di precarietà se non di vero e proprio bisogno. Una visione particolare, la sua, certo non lungimirante ma che sosteneva la crescita del ceto medio a discapito dei posteri ed a vantaggio dei contemporanei che come sempre venivano considerati clienti ed elettori dei quali carpire la benevolenza. Tuttavia i beneficiati di oggi si dichiarano immemori e lamentano la difficoltà di inserimento sociale per i propri figli dopo aver coltivato l’illusione che il benessere economico potesse essere considerato una variabile indipendente nonchè garantita nel tempo. Da queste radici scaturì la favola grillina che la classe politica fosse marcia e unica responsabile delle odierne difficoltà nel mentre la cosiddetta società civile, quella con le mani pulite e la coscienza sporca, non aveva nulla di cui pentirsi. Tutto questo oggi conta poco. Il caldo impazza, le amenità prendono il sopravvento nella mente di un popolo che fa della scarsa memoria una cifra comportamentale. Oggi interessano il gossip, gli amori di Fabrizio Corona, la separazione tra Totti e Illary, i succinti costumi di Ambra Angiolini, le aspirazioni senatoriali di Rocco Casalino disoccupato a cinque stelle. Insomma niente di nuovo sotto il solleone.
*già parlamentare
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