Affari e clan dei Casalesi. “Schiavone intermediario tra Ferraro e l’imprenditore con affari in Colombia”

Tra i due una controversia legata a mancati pagamenti finita sul tavolo del clan

CASAL DI PRINCIPE – Per molto tempo, l’idea di ricorrere alla giustizia civile, per vedere riconosciuti i propri diritti, in diversi territori non è riuscita ad attecchire con forza. E così alcuni imprenditori, soprattutto quelli che direttamente o indirettamente avevano a che fare con ambienti criminali, anziché incaricare un avvocato di occuparsi in un’aula di tribunale della controversia di turno, si rivolgevano al clan dei Casalesi. E rientrerebbe in questa casistica l’episodio raccontato da Nicola Schiavone, collaboratore di giustizia e primogenito del capoclan Francesco Sandokan. Una storia che coinvolge il suo padrino e omonimo (detto ‘Cri cri’ o ‘munaciello’), un businessman con affari in Sud America e uno ben radicato in provincia di Caserta. “All’incirca nel 2008 – ha riferito il pentito – ricordo che organizzammo un incontro a casa mia, intendo dire a casa di mio papà, a via Bologna, con mio zio Nicola, Vincenzo Coppola, detto Pantaniello, che aveva un’azienda che si occupava di disinfestazione in Colombia, e Nicola Ferraro”. Su cosa verteva l’incontro? “Era finalizzato – ha chiarito il collaboratore – a ristorare Coppola rispetto a presunte pretese vantate nelle imprese del Ferraro. Quest’ultimo, soprannominato Fucone, si è occupato per anni di politica, essendo un nostro referente a livello regionale. E’ stato titolare di aziende impegnate nel settore dei rifiuti e della disinfestazione”.

Le dichiarazioni del figlio di Sandokan sono state inserite dai pm Graziella Arlomede e Antonello Ardituro nell’inchiesta che lo scorso maggio Nicola Schiavone ‘o munaciello e altri 33 indagati (per loro e per altri 34 è in corso l’udienza preliminare dinanzi al Tribunale di Napoli). Per gli inquirenti il passaggio del pentito serve a puntellare la figura di Schiavone, accusato di associazione mafiosa. Insegnante, ex politico, businessman e faccendiere, con presunti contatti con il mondo della massoneria e con politici e imprenditori di altissimo livello: questo è il quadro tracciato dagli inquirenti. E, in base alle parole del pentito, va aggiunto sarebbe stato pronto, all’occorrenza, pure a fare da intermediario tra persone che chiedevano l’intervento del clan.

Secondo la Procura, Schiavone ‘o munaciello avrebbe messo a disposizione le sue abilità relazionali per favorire la cosca di Sandokan, garantendole denaro grazie agli appalti che avrebbe fatto aggiudicare ad una rete di società a lui connesse (intestate a prestanome) attive nel settore delle ferrovie. Tesi che, logicamente, dovrà essere dimostrata nel corso dell’eventuale processo. Ferraro e Coppola sono estranei (ed innocenti fino a prova contraria) all’inchiesta che ha fatto scattare l’iter giudiziario a carico di Nicola Schiavone.

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