La Dia: patto per le elezioni tra Nicola Schiavone e Bruno

L’ipotesi dell’Antimafia: ‘o russ avrebbe promesso sostegno al politico di Villa di Briano in cambio di un appalto. Il presunto accordo tra i due emerso durante un incontro in un bar avvenuto il primo dicembre di tre anni fa

Nicola Schiavone e l'assessore Giordano Bruno (non indagato)

CASAL DI PRINCIPE – Non solo Silvio Luigi Cecoro: Nicola Schiavone ‘o russ avrebbe tentato di accaparrarsi appalti gestiti dal Comune di Villa di Briano sfruttando anche il suo rapporto di conoscenza con Giordano Bruno, ex vicesindaco delegato ai Lavori pubblici e ora assessore.

Il recap

Dell’interesse per gli affari brianesi mostrato da Schiavone (condannato per mafia nell’ambito del processo Normandia), avevamo già scritto la scorsa estate, raccontando di un incontro che proprio ‘o russ, casalese trapiantato a Villa di Briano, aveva organizzato con Antonio Cecoro, ristoratore 45enne originario di San Cipriano d’Aversa. 

Gli agenti della Dia di Napoli, coordinati dal pubblico ministero Graziella Arlomede, stavano tenendo d’occhio Schiavone, che aveva lasciato il carcere nel 2019, perché sospettavano che attraverso società intestate a prestanome si stava reinserendo nel giro degli appalti pubblici, cercando di ottenerli facendo leva sul proprio peso criminale (tesi che lo ha riportato in cella nel novembre 2022 e a processo con una nuova accusa di mafia). 

Monitorando ‘o russ, la Dia ha appreso che il 4 agosto 2020 effettivamente si incontra con Antonio Cecoro nel locale che quest’ultimo all’epoca gestiva ad Aversa.

Dopo i convenevoli, il principale interlocutore di Schiavone, però, diventa un altro soggetto lì presente: Silvio Luigi Cecoro, fratello di Antonio, ingegnere e capo dell’ufficio Tecnico a Villa di Briano (incarico che ricopre ancora oggi). Di cosa parlano? Di un bando di gara per un appalto. Schiavone si era precipitato lì perché aveva saputo da Giordano Bruno, almeno questo è quello che dice ai germani sanciprianesi, che la procedura stava per prendere il via. Ed invece il capo dell’area Tecnica lo rassicura sostenendo che ci sarebbe voluto più tempo e che comunque sarebbe stato disponibile a tenerlo aggiornato su modalità e tempistiche da adottare per garantire l’eventuale assegnazione dei lavori.

L’incontro con Bruno

Cose già scritte. Veniamo alle nuove. Il 2 settembre 2020 Nicola Schiavone organizza sempre con Antonio Cecoro un nuovo incontro, ma che non si concretizza Ed infatti ‘o russ riferisce alla moglie, Amalia Ucciero, che si era recato presso il ristorante aversano, ma che il sanciprianese non c’era. È da questo momento in poi che la Dia registra un intensificarsi di contatti tra il casalese e Bruno. 

Gli investigatori dell’Antimafia documentano un incontro tra i due datato 17 novembre 2020 e parlano del progetto che a breve sarebbe stato presentato in giunta, già oggetto della chiacchierata tra il casalese e l’ingegnere Cecoro. ‘O russ, poco dopo, commenta con la consorte il confronto che aveva avuto con il vicesindaco.

La chiacchierata con Letizia

Il 23 novembre 2020 gli agenti registrano una conversazione tra Schiavone e tale Antonio (per la Dia si tratta di Antonio Letizia, 35enne, non indagato, nipote di un ex tecnico comunale di Casale).

L’imprenditore gli dice di essere alla ricerca di una società munita della categoria OG13 (cioè quelle che consente il poter svolgere opere di ingegneria naturalistica), per partecipare a una gara d’appalto con avvalimento.

‘O russ chiarisce che era in attesa di notizie da un Comune la cui giunta stava per dare il via libera a un progetto e che questa amministrazione avrebbe dovuto ricevere un finanziamento. A garantirlo, a detta di Schiavone, era un politico recentemente rieletto (e per la Dia dovrebbe trattarsi del consigliere regionale mondragonese Giovanni Zannini, non indagato e totalmente estraneo all’inchiesta su ‘o russ).

Il (presunto) patto

Una settimana dopo (è il primo dicembre 2020) il casalese incontra in un bar di nuovo Giordano Bruno. E su cosa verte la loro chiacchierata? Sempre sull’appalto che doveva partire nel Comune di Villa di Briano. C’era un problema nella procedura, ma il vicesindaco, ha ricostruito la Dia, lo rassicura: aveva parlato con una terza persona e l’inghippo sarebbe stato risolto. Nel corso della conversazione, l’allora numero due dell’amministrazione aggiunge che a breve l’ente avrebbe partorito delle determine, ma che l’azione più complicata riguardava quella della stazione appaltante.

È a questo punto che Schiavone, affermano gli agenti della Dia, chiarisce che fra pochi mesi ci sarebbero state le  comunali, facendo intendere a Bruno, questa è la tesi degli investigatori, che in quella circostanza gli avrebbe assicurato il proprio sostegno elettorale. 

L’andamento della chiacchierata, per la Divisione investigativa antimafia, ha fatto emergere che i due avevano connesso l’eventuale supporto alle amministrative all’ottenimento di lavori. Ma gli interlocutori, confrontandosi, precisano che doveva trattarsi di un sostegno da concretizzare con discrezione per evitare guai giudiziari. 

Nella parte conclusiva della conversazione, sintetizza la Dia, il vicesindaco informa poi il casalese che il progetto, una volta ottenuto l’ok dall’esecutivo, sarebbe stato gestito da un ingegnere incaricato di avviare la procedura per assegnare l’appalto. E in questa fase il politico rassicura a ‘o russ che si sarebbe fatto sentire. Da quel momento in poi, però, la parte politica terminava e iniziava quella tecnica. Ma il numero due dell’amministrazione dell’epoca, ricostruiscono gli agenti, fa intendere all’imprenditore che la procedura poteva essere comunque alterata.

Il processo

Questo spaccato su Villa di Briano, che continueremo a raccontare nei prossimi giorni, è tra gli elementi che costituiscono l’ossatura dell’inchiesta su Nicola Schiavone. L’uomo d’affari rischia una condanna in primo grado a 8 anni per associazione mafiosa (ma non gli vengono contestati episodi specifici in relazione alle sue relazioni con politici e tecnici brianesi).

Giordano Bruno, i Cecoro, Letizia e tutti gli altri personaggi citati dagli agenti della Dia sono estranei al procedimento in corso a carico di ‘o russ e, per quanto a nostra conoscenza, non sono indagati.Le conversazioni intercettate e le ricostruzioni fatte dalla Dia rientrano in un’ipotesi investigativa che, in quanto tale, non deve essere considerata verità assoluta, va, invece, ulteriormente approfondita ed eventualmente sarà passata al vaglio dei giudici.

Ma resta il tema dell’opportunità politica che l’attuale opposizione consiliare aveva già sollevato, con un’interrogazione presentata a settembre (dopo gli articoli di Cronache sulle ipotizzate ingerenze brianesi di Schiavone), in merito alla permanenza di Cecoro a capo dell’area Tecnica, ruolo che gli è stato attribuito dal sindaco Luigi Della Corte (totalmente estraneo all’inchiesta su Schiavone) nel 2018 ai sensi dell’articolo 110 del Testo unico degli enti locali. Tema di opportunità politica che, con le chiacchiere intercettate dalla Dia di cui abbiamo scritto oggi, inevitabilmente si estende pure a Bruno.

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