Lo spaccio di droga e le armi per colpire i Bidognetti: Schiavone e Reccia evitano il dibattimento

Emanuele Libero Schiavone, dopo aver trascorso circa 12 anni ininterrottamente in cella, fu scarcerato ad aprile. Tornato a Casale, stando a quanto documentato dai carabinieri della locale Compagnia, si sarebbe attivato per riorganizzare la cosca che faceva riferimento al padre Francesco ‘Sandokan’ prima, e poi al fratello maggiore Nicola (dal 2018 collaboratore di giustizia)

Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia
Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia 2

CASAL DI PRINCIPE – Sarà un processo rapido quello che affronteranno Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia, rispettivamente figli del capoclan Francesco Sandokan e di Oreste Reccia, alias Recchie ‘e lepre, ex guida della cosca sanciprianese. I due sono stati arrestati lo scorso giugno con l’accusa di essersi armati per reagire alle intimidazioni messe in atto nei loro confronti da un gruppo rivale collegato ai Bidogentti.

La Direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva chiesto e ottenuto dall’ufficio gip il giudizio immediato per Schiavone e Reccia: basandosi sugli elementi raccolti dai carabinieri, non c’era bisogno dell’udienza preliminare. Era possibile iniziare subito il processo. Nei giorni scorsi, attraverso i loro legali, gli avvocati Paolo Caterino, Domenico Della Gatta e Mauro Valentino, gli imputati hanno presentato richiesta di rito abbreviato, che si celebrerà a novembre dinanzi al giudice Marcello De Chiara. Hanno preferito evitare il dibattimento.

Emanuele Libero Schiavone, dopo aver trascorso circa 12 anni ininterrottamente in cella, fu scarcerato ad aprile. Tornato a Casale, stando a quanto documentato dai carabinieri della locale Compagnia, si sarebbe attivato per riorganizzare la cosca che faceva riferimento al padre Francesco ‘Sandokan’ prima, e poi al fratello maggiore Nicola (dal 2018 collaboratore di giustizia). Incontrò vari personaggi che mostrarono disponibilità ad aiutarlo a rituffarsi nelle attività criminali. Tra i business illegali che avviò per ‘fare soldi’, c’era lo spaccio di narcotici (comprati all’ingrosso a Scampia) in piazza Mercato, zona dove è radicato proprio il gruppo Schiavone. Ed è in questa fase che si sarebbe scontrato con la compagine legata ai Bidognetti che pure smerciava droga a Casale. Chi inneggiava a Cicciotto ‘e mezzanotte, al secolo Francesco Bidognetti stando a quanto ipotizzato dagli investigatori, aveva reagito all’avanzata criminale di Schiavone jr con una stesa proprio in piazza Mercato e sparando con un’arma automatica proiettili in direzione dell’abitazione di casa Schiavone in via Bologna e di quella di Reccia, che si trova a San Cipriano d’Aversa. Dopo questi episodi, il figlio di Sandokan e Francesco Reccia fuggirono a Napoli, nel quartiere Santa Lucia, dove i carabinieri li arrestarono lo scorso giugno. Adesso Schiavone si trova nel carcere di Taranto e Reccia a Secondigliano.

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