NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Stellantis ha presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy il tanto atteso “piano Italia”, un progetto che, sulla carta, traccia le linee guida per il futuro dell’azienda nel nostro Paese, ma che lascia spazio a molte incertezze e poche vere garanzie. Il piano prevede, infatti, un percorso lungo e complicato, con promesse che si concretizzeranno, se tutto andrà bene, solo a partire dal 2026, con uno slancio reale posticipato al 2028. Nel frattempo, il 2025 si prospetta come un anno da dimenticare: volumi produttivi stagnanti e nessun nuovo modello pronto a rilanciare gli stabilimenti.
Tra le promesse principali figura l’arrivo della piattaforma Stla Small nello stabilimento di Pomigliano d’Arco a partire dal 2028. Secondo Stellantis, questa piattaforma sarà alla base della produzione di due modelli compatti, ma i dettagli restano vaghi: non si conoscono né i modelli né le tempistiche precise. A Melfi, invece, si parla di due nuovi modelli che andranno ad aggiungersi ai cinque già previsti per il biennio 2025-2026, ma anche in questo caso Stellantis non ha fornito informazioni concrete su quali auto saranno coinvolte e su quando arriveranno effettivamente sulle linee produttive. Per lo stabilimento di Cassino, sono confermati i modelli Alfa Stelvio e Giulia rispettivamente per il 2025 e il 2026, con una possibile variante ibrida “in fase di valutazione”, come ha dichiarato Stellantis. Tuttavia, resta senza data il tanto atteso terzo modello di alta gamma già annunciato.
La situazione più incerta riguarda lo stabilimento di Termoli, dove il progetto di riconversione in una gigafactory, promesso tempo fa, è ancora in bilico. “Acc (la joint venture con Mercedes e TotalEnergies) resta aperta a studiarne la realizzazione in base all’evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese”, ha spiegato Stellantis. Un “vedremo” che appare più come una promessa vacua che una strategia concreta. Il problema principale è la mancanza di risorse certe: i fondi del Pnrr, pari a quasi 400 milioni di euro, erano stati stanziati per sostenere il progetto ma sono stati ritirati dal governo Meloni a causa delle incertezze sui tempi di realizzazione.
Nonostante questo quadro pieno di ombre, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha accolto con entusiasmo il piano, assicurando ulteriori risorse pubbliche per sostenere il comparto. “Ci saranno 800 milioni per la riqualificazione della filiera e altri 1,1 miliardi attraverso contratti di sviluppo e progetti di innovazione”, ha dichiarato Urso. “Il piano Italia è un impegno concreto per rilanciare l’industria automobilistica italiana. È solo un punto di partenza, ma guarda al futuro con ambizione”.
Ottimista anche il sindaco di Pomigliano d’Arco, Raffaele Russo, che ha commentato positivamente l’annuncio relativo al proprio territorio. “L’installazione della nuova piattaforma Stla Small a partire dal 2028, insieme alla produzione di due nuovi modelli compatti e all’estensione della Panda fino al 2030, è un segnale chiaro: il nostro stabilimento continua a essere un punto di riferimento nell’industria europea”, ha detto Russo. “Pomigliano ha dimostrato di essere all’altezza delle sfide globali grazie alla dedizione dei suoi lavoratori e alla qualità delle produzioni. Come amministrazione, saremo vigili e pronti a dialogare con tutte le parti coinvolte per garantire ricadute occupazionali e sociali positive”.
Ben più critico il leader di Azione, Carlo Calenda, che non ha risparmiato attacchi alla gestione di Stellantis. “Elkann non ha mai gestito neanche una gelateria, figuriamoci un colosso dell’automotive”, ha dichiarato senza mezzi termini. “Ci vuole un manager serio che sappia prendere decisioni concrete e rispettare gli impegni. Le promesse fatte oggi da Elkann valgono zero senza un vero piano industriale dietro. Se Stellantis non agisce subito, il 2025 sarà un anno ancora peggiore di questo, con gravi ripercussioni sull’occupazione. Bisogna intervenire ora, riducendo i costi dell’energia e garantendo linee di credito all’indotto, altrimenti perderemo migliaia di posti di lavoro”.
Quello presentato da Stellantis appare dunque come un “libro dei sogni”: un piano pieno di promesse lontane e con molte questioni lasciate aperte. I lavoratori degli stabilimenti e tutto l’indotto italiano restano in attesa di certezze, mentre il governo continua a puntare risorse pubbliche su un rilancio che, al momento, appare più una speranza che una realtà concreta. La situazione del 2025 sarà decisiva, ma tutto fa pensare che ci sarà ancora da stringere i denti in attesa di tempi migliori.
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