Affari immobiliari tra Ottimo e il cognato del boss Capaldo

La tesi del Ros: hanno investito in via Roma a Caserta e a Frignano

CASAPESENNA – Non solo supermercati, Alfonso Ottimo ha investito anche nel mattone. E secondo i carabinieri del Ros lo avrebbe fatto con Vincenzo Pellegrino, ex rivenditore di auto di Villa di Briano e cognato di Filippo Capaldo. A far emergere la loro relazione imprenditoriale sono state alcune conversazioni intercettate tra il 2017 e il 2019. I carabinieri ascoltando Ottimo chiacchierare nella sua automobile hanno appreso che era il proprietario di due complessi residenziali: uno situato in via della Conciliazione a Frignano e l’altro in via Roma, a Caserta. A costruirli, hanno accertato i militari dell’Arma, sono state ditte “di fatto riconducibili a Pellegrino”.

Il 30 giugno 2017, i militari dell’Arma hanno ascoltato Ottimo parlare in macchina con una persona non identificata che chiamava dottore, alla quale spiegava che era stato costretto a fermare un’altra costruzione per ultimare nei tempi previsti dal contratto quella di Caserta, a via Roma.

Il 31 luglio dello stesso anno, invece, sempre a bordo della propria auto, l’imprenditore di Frignano mentre passava per via della Conciliazione indicò ad Antonio Rizzo, uomo d’affari napoletano, attivo nel settore della plastica, uno stabile in costruzione composto da sei appartamenti, affermando di esserne il proprietario e che stava realizzando pure un fabbricato nel capoluogo di provincia.

Il 26 febbraio 2019 il frignanese viene intercettato in auto direttamente con Pellegrino: i due lamentavano la difficoltà nel vendere gli appartamenti a causa di offerte basse. “La gente che viene dice: ‘Ma quello la sta vendendo cento e quindici, centoventi’. Quest’altro dice: ‘’o sono venuto da Casaluce, stanno vedendo centoventi’ Ma perché non te la compri a Casaluce?”. Era lo sfogo del brianese rivolto ad Ottimo. “Un altro poco – aggiungeva il cognato di Capaldo – non costa neanche a me 120mila euro. I prezzi sono strappati. […] Stiamo investendo i soldi nostri! E mettiamo che uno va male con la banca e dovrebbe dare sei, settecentomila euro. Ma come funziona? […] Ma allora in tre anni cosa abbiamo combinato qua? E a Frignano e così e buttiamo fuori. Dobbiamo andare a recupero? E se dobbiamo andare a recupero mettiamoci a fare un altro mestiere!”. “No – rispondeva Ottimo -. Non era meglio che ce li tenevamo”.

A legare i due è stato anche Attilio Pellegrino, collaboratore di giustizia, in un interrogatorio reso ai pm della Dda nel giugno 2015. “Michele Zagaria – ha dichiarato il pentito – aveva designato Filippo Capaldo suo successore. Io non mi sono mai incontrato con lui direttamente dopo il marzo 2012, ma più volte mi mandò degli emissari tra cui il cognato Vincenzo Pellegrino e tale detto ‘o siciliano. […] Venivano mandati da Capaldo per riferirmi delle sue direttive criminali”. Nell’interrogatorio del 10 aprile 2017, Attilio Pellegrino ha riconosciuto ‘il siciliano’ di cui aveva parlato due anni prima nella foto di Alfonso Ottimo.

L’ipotizzato rapporto imprenditoriale che ha avuto il frignanese con Pellegrino è inserito nell’indagine ‘Scettro’, coordinata dal pm Maurizio Giordano, che lo scorso gennaio lo aveva portato all’arresto cautelare con l’accusa di associazione mafiosa insieme a Paolo Siciliano, Michele Di Nuzzo, Viola Ianniello e i fratelli Nicola, Filippo e Mario Francesco Capaldo. Ma il Riesame a febbraio ha annullato la misura restrittiva rimettendo tutti in libertà. In questa indagine non è coinvolto Pellegrino, che invece venne tirato in ballo nel 2015 nell’inchiesta ‘Medea’ su alcuni colletti bianchi vicini al boss Zagaria. In relazione a tale procedimento, Pellegrino è stato assolto con sentenza irrevocabile dall’accusa di concorso esterno al clan

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