Afghanistan, lo sport italiano al fianco dei rifugiati. La FIGC ‘apre’ Coverciano

Lo sport italiano al fianco dei tanti atleti e soprattutto atlete che in queste ore stanno provando a scappare dal regime dei Talebani, in Afghanistan.

Foto LaPresse - Marco Alpozzi

MILANO – Lo sport italiano al fianco dei tanti atleti e soprattutto atlete che in queste ore stanno provando a scappare dal regime dei Talebani, in Afghanistan. Il sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali ha annunciato che “in queste ore attraverso una nota del Dipartimento Sport indirizzata al Ministero degli Esteri ho manifestato al Ministro Luigi Di Maio la disponibilità del mondo dello sport a mettersi al servizio per la crisi afgana. Un sostegno concreto che, sono certa, vedrà il pieno coinvolgimento delle Federazioni”. In campo è scesa anche la Figc, con il presidente Gabriele Gravina che ha subito raccolto l’appello del quotidiano Tuttosport “in favore delle calciatrici afghane la cui vita oggi è messa in pericolo per il solo fatto di voler praticare lo sport più bello del mondo”. “La Figc è pronta a scendere in campo, offrendo la propria disponibilità ad accogliere, presso il Centro tecnico federale di Coverciano, calciatrici e calciatori che dovessero ottenere rifugio nel nostro Paese”, ha scritto il numero 1 di via Allegri in una lettera inviata al quotidiano piemontese.

Proprio le giocatrici della nazionale di calcio femminile dell’Afghanistan fanno parte di un gruppo di oltre 75 persone evacuate su un volo da Kabul e diretto in Australia. Il sindacato mondiale dei calciatori FIFPRO ha ringraziato il governo australiano per aver reso possibile l’evacuazione di giocatrici, dirigenti della squadra e familiari. Il sindacato ha lavorato con i governi di sei paesi per aiutare più giocatori possibile a lasciare l’Afghanistan. Il sindacato afferma in una nota che “queste giovani donne, sia come atlete che come attiviste, sono state in una posizione di pericolo”. La squadra femminile afgana è stata creata nel 2007 quando le donne che praticavano sport erano viste come un atto politico di sfida contro i talebani. Alle giocatrici era stato consigliato di eliminare i post sui social media e le fotografie di loro con la squadra per evitare rappresaglie dopo la caduta del governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti.

“Gli ultimi giorni sono stati estremamente stressanti, ma oggi abbiamo ottenuto una vittoria importante”, ha detto l’ex capitano della squadra Khalida Popal. La ex giocatrice afghana fa parte di un team di avvocati e consulenti FIFPRO che hanno lavorato con le autorità di sei paesi, tra cui Australia, Stati Uniti e Regno Unito, per portare le atlete e le loro famiglie nelle liste di evacuazione e nei voli verso la sicurezza. “Le calciatrici sono state coraggiose e forti in un momento di crisi e speriamo che abbiano una vita migliore fuori dall’Afghanistan”, ha aggiunto Popal. Il segretario generale della FIFPRO Jonas Baer-Hoffmann ha spiegato che le evacuazioni sono state “un processo incredibilmente complesso”. “I nostri cuori sono con tutti gli altri che sono ancora bloccati nel paese contro la loro volontà”, ha concluso.

“Bene ha fatto la Fifa ad interessarsi subito delle sorti di calciatrici e calciatori afgani, creando un link tra la FIFPRO (associazione calciatori mondiale) e le Federazioni interessate al progetto”, ha sottolineato ancora Gravina nel suo intervento. “Noi ci siamo e vogliamo dare il nostro contributo, anche nel rispetto delle competenze e delle indicazioni che riceveremo dal Governo italiano. In ogni parte del pianeta, qualsiasi credo si professi e in qualsiasi organizzazione statuale ci si riconosca, a nessuno può essere impedito di calciare un pallone. Nessuno può essere privato del sogno di diventare una calciatrice o un calciatore. Aiutiamo il calcio a segnare il suo gol più bello”, ha concluso il presidente della Figc.

di Antonio Martelli

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