Afghanistan, Mattarella striglia Ue: “Sconcertante chi parla di difesa di diritti e poi nega l’accoglienza”

Il momento delicato per la crisi in Afghanistan e la recrudescenza del fenomeno migratorio, di cui l'Italia si sta facendo carico da sola, richiede un passaggio netto. E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella non si tira indietro.

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

ROMA – Il momento delicato per la crisi in Afghanistan e la recrudescenza del fenomeno migratorio, di cui l’Italia si sta facendo carico da sola, richiede un passaggio netto. E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella non si tira indietro. La sede è Ventotene, simbolo di una visione di Comunità europea che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con Eugenio Colorni, nel 1941 – in pieno regime fascista, esiliati e costretti al silenzio – misero nero su bianco in quello che poi diventò la guida della nascita dell’Unione. Al politico considerato padre fondatore dell’Ue, il capo dello Stato riserva, al suo approdo sull’isola pontina, un omaggio deponendo una corona nel cimitero che custodisce le sue ceneri. Poi la partecipazione al 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, nella formula che più piace all’inquilino del Colle: dare risposte alle curiosità degli studenti.

E ottant’anni dopo la stesura di quel documento, l’Afghanistan riporta di attualità i valori e la visione di Spinelli di una Europa, che in questo frangente ha mostrato tutte le sue fragilità. Mattarella lo dice forte e chiaro: “I fatti di questi giorni hanno messo in evidenza la scarsa capacità di incidenza dell’Unione europea, totalmente assente negli eventi. E’ indispensabile assicurare subito gli strumenti di politica estera e di difesa comune”. Una Comunità europea forte e autonoma, ribadisce “è importante anche per gli Stati Uniti”. Serve insomma una Europa delle istituzioni, della costituzione e di visione, la stessa che nel Manifesto di Ventotene invocarono contro gli stessi rischi culturali di chiusura nazionalistica o religiosa. L’intervento del presidente è un indiscusso sostegno al lavoro che il premier Mario Draghi sta svolgendo nel suo ufficio a palazzo Chigi per riunire attorno a un tavolo virtuale il G20 straordinario, convogliando paesi che ad oggi risultano restii a politiche di sostegno, accoglienza e soprattutto difesa dei diritti fondamentali. Tornare nel naturale binario che ha fondato l’Unione di basare le sue fondamenta sull’integrazione , ma soprattutto “sulla difesa della democrazia contro le derive che limitano la libertà”. La bacchetta è sonora quando infatti il capo dello Stato definisce “sconcertante che da parte degli europei ci sia grande solidarietà verso gli afghani che perdono libertà e diritti, ma purchè rimangano lì e non vengano qui perchè non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza dei valori e del ruolo storico dell’Unione”.

E non si ferma alla crisi afghana la strigliata di Mattarella, che davanti a interlocutori europei, sul tema dei flussi migratori parla di “carenza, omissione e lacuna” da parte della Comunità Ue, che non è riuscita a trattare il fenomeno come “materia comunitaria” come invece è accaduto per il Covid, per il quale si è riusciti a “collaborare e non competere”. “So bene che su questo piano molti paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare la gestione delle migrazioni agli scafisti e ai trafficanti degli esseri umani”, è il monito indirizzato a quei Paesi che fanno spallucce lasciando sola l’Italia nella gestione dell’emergenza sbarchi. Difficile non leggere, però, tra le righe un velato riferimento anche alle tensioni in Italia sull’argomento, anche se il capo dello Stato non ne fa mai accenno, consapevole che si tratta di equilibri nella sfera di competenza di Draghi e non del Quirinale. La stoccata tuttavia è soggetta a interpretazione quando Mattarella rimarca: “Sono sorpreso di posizioni di alcuni esponenti politici rigorosi nel chiedere il rispetto dei diritti in altri paesi, ma distratti di fronte alle condizioni dei migrati che scappano per fame e per persecuzione. In questa materia l’Unione deve avere finalmente una voce unica” deve “occuparsene, governarlo con regole di accessi legali e ordinati”.

Non tutto è perduto. La fiducia del presidente sul futuro dell’Unione resta intatta, soprattutto grazie al ruolo che si è ritagliata durante la pandemia. Come sarà l’Europa nel 2050? “Io avrei 109 anni e potrei solo coltivare lo spirito di fiducia nel futuro… Ma non mi limito a credere, sono convinto che la Ue avrà espresso l’orizzonte di libertà che il Manifesto di Ventotene esprime”. Sergio Mattarella strappa un sorriso ai giovani che lo ascoltano e gli rivolgono alcune domande durante il seminario sul Manifesto di Ventotene. E le basi ci sono per coltivare il sogno di “un fortezza aperta e non chiusa per trasmettere, collaborando con tutti, i suoi valori. Soprattutto ho fiducia in una Europa che sia all’altezza di dare risposte adeguate alle attese di futuro dei giovani europei”. “L’Unione europea dopo il Covid è molto cambiata. Le risposte dell’Unione Europea hanno consentito agli europei di affrontare la situazione post pandemica. Strumenti come il Next Generation non possono essere una tantum” e avverte: “Ne sono convinto, i gelidi antipatizzanti dell’Unione si diano pace perchè questi strumenti resteranno. Non si può tornare indietro”.

Di Donatella Di Nitto

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