Aiuti di Stato a 2 degli Schiavone

Casal di Principe. Esponenti del clan in carcere intascavano il Reddito di cittadinanza con altri sedici: nell’operazione smascherate 84 persone

CASAL DI PRINCIPE – La moglie aveva fatto richiesta del reddito di cittadinanza e lo aveva ricevuto mentre il marito era in carcere a Poggioreale. E’ un ras dei Casalesi della cosca Schiavone. Un altro, separato dalla consorte, aveva fatto carte false per far risultare che laa donna fosse comunque sua convivente per far abbassare il reddito Isee e rientrare nei parametri per la concessione del beneficio pur non avendone diritto.

Un altro ancora ha dichiarato una residenza fittizia dichiarando di vivere da solo mentre invece conviveva tranquillamente con due figli che hanno società che fatturano 250mila euro l’anno. C’è anche questo nelle indagini che hanno portato alla denuncia di 84 persone per indebita percezione del reddito di cittadinanza. In 18 invece, tra cui esponenti del clan Schiavone, è scattata la segnalazione all’Inps perché pur intascando i soldi non avevano diritto: erano infatti in carcere per camorra. I carabinieri del comando Provinciale di Caserta, all’esito di una attività finalizzata alla verifica della legittima percezione del reddito di cittadinanza, condotta su un numero esaminato di oltre 3300 cittadini residenti nella provincia, hanno denunciato all’autorità giudiziaria 84 persone per aver percepito il predetto beneficio senza averne titolo, e segnalato all’Inps ulteriori 18 cittadini per la sua sospensione, avendone perso diritto in quanto destinatari di misure cautelari personali o colti mentre prestavano attività lavorativa.

Grazie all’esame incrociato tra i dati documentali e le risultanze acquisite nel corso di specifici servizi, è stato possibile cristallizzare varie irregolarità nelle procedure di dichiarazione del possesso dei requisiti. In particolare, sono state rilevate e contestate: la ricezione del reddito pur in presenza di sentenze definitive di condanna per reati per i quali è invece prevista la decadenza del beneficio; la presentazione di false dichiarazioni relative a residenze fittizie, allo scopo di sottacere gli altri componenti del nucleo famigliare percettori di reddito o titolari di beni immobili; irregolarità sul territorio nazionale da parte di cittadini stranieri o la mancanza del requisito dei 10 anni di residenza in Italia.

Tra le posizioni emerse figurano 5 soggetti appartenenti o attigui alla criminalità organizzata e 52 con precedenti per reati comuni. Sono state avviate le procedure per la sospensione e la revoca con effetto retroattivo del Reddito di cittadinanza indebitamente percepito, per un ammontare di circa 500mila euro. Stando a quanto emerso spesso i percettori del reddito avevano mentito sulla situazione e composizione del nucleo familiare.

In qualche occasione è emerso che chi aveva fatto richiesta e aveva poi ricevuto gli aiuti non ne aveva affatto bisogno. In alcuni casi pur di non perdere il reddito che ammontava a circa 600 euro qualcuno ha rifiutato di essere messo in regola su di un cantiere chiedendo di lavorare in nero. Al danno la beffa per quanti invece quel reddito è l’unica fonte di sostentamento economico. In un altro caso, quello relativo ad un esponente dei Casalesi, era evidente che la famiglia beneficiasse di introiti illeciti che garantivano un tenore di vita alquanto elevato con relativa casa al mare a Baia Domizia. Oltre ai casi registrati a Casal di Principe la maggiore concentrazione si è rilevata anche a San Cipriano d’Aversa, Aversa, Trentola Ducenta, Lusciano, Villa di Briano per l’agro aversano e Marcianise, Maddaloni, San Felice a Cancello e Caserta per la restante parte di Terra di Lavoro.

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