Arrestata la mamma del narcos Corvino

Durante un colloquio aveva consegnato al figlio, detenuto a Poggioreale, un microcellulare

CASERTA – Arrestata Teresa Rea. La mamma del narcos Antonio Corvino, alias Culacchiotto, è finita ai domiciliari con l’accusa di aver introdotto in carcere un cellulare. In occasione di un colloquio avuto con il figlio, detenuto nella casa circondariale di Poggioreale, la signora 80enne, sperando di non essere vista, gli avrebbe passato un telefonino di colore blu, munito di sim, e un cavetto Usb per ricaricarlo.
L’episodio che ha fatto scattare la misura cautelare per l’anziana, ordinata dal giudice Gabriella Logozzo del Tribunale di Napoli ed eseguita dagli agenti della Questura di Caserta, si è verificato il 9 novembre scorso.

Ad incastrare Rea sono state le registrazioni video del colloquio avuto con Corvino, corredate dalla relazione di servizio di un agente, addetto proprio al settore colloqui. Le immagini evidenziavano che tra mamma e figlio (entrambi difesi dal legale Nello Sgambato), c’era stato lo scambio di un oggetto non immediatamente identificabile. Culacchiotto, guardandosi spesso intorno, con fare sospetto e movimenti furtivi (così appare dalle telecamere), poco dopo aver iniziato a chiacchierare con la mamma, prende dalle mani della donna un oggetto e lo infila nei pantaloni, effettuando un gesto che agli investigatori ha fatto desumere che potesse essere stato teso a inserirsi qualcosa nelle parti intime. La scena venne notata dall’agente che stava supervisionando i colloqui (nella sala 17) e quest’ultimo avvertì i colleghi attivando il controllo come previsto dal protocollo. La perquisizione ordinaria su Culacchiotto, però, non diede esito e così il detenuto venne portato dal medico di turno per effettuare ulteriori analisi. Il narcos venne sottoposto a una radiografia dalla quale emerse la presenza di un corpo estraneo. Trasportato in una struttura sanitaria, qui provvide a espellere un microcellulare di marca L8Star, un pezzo di cavetto Usb e un foglietto con sopra scritto un numero di cellulare.

Il pubblico ministero aveva chiesto l’arresto anche per Corvino, ma il giudice, ravvisando che il detenuto ha un fine pena previsto nel 2033, ha ritenuto la misura cautelare inidonea a scongiurare il pericolo di recidiva, trattandosi, inoltre, di un reato che potrebbe commettere di nuovo proprio mentre è detenuto. A spingere invece il gip ad accogliere la richiesta di arresto per la signora Rea è la sua intenzione di aggirare il sistema carcerario volto all’inibizione delle comunicazioni dei detenuti con l’esterno. Per il giudice si tratta di una condotta di estrema gravità oggettiva e che dimostra anche una spiccata capacità delinquenziale della signora. Tracciato questo quadro, i domiciliari sono apparsi al gip la misura più idonea per fronteggiare le esigenze di difesa sociale determinate dall’ipotesi di reato di cui si sarebbe macchiata la donna (da ritenere innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Dovendo restare chiusa nella sua casa, non avrà modo né di pianificare né di concretizzare condotte simili a quelle di cui si sarebbe resa protagonista lo scorso novembre nella sala colloqui della prigione di Poggioreale.

L’ombra dei Belforte, la fuga in Francia e l’omicidio stradale

CASERTA (gt) – Più è imponente il loro spessore criminale, più hanno esigenza di comunicare con l’esterno. Se non ci riescono, il potere conquistato, considerati i tanti anni di carcere che devono scontare, è destinato a scemare. Da qui l’esigenza di poter continuare a far sentire la loro voce, senza filtri, al contesto criminale di appartenenza. E non è da escludere che la consegna del cellulare fatta da Teresa Rea vada inquadrata proprio in questa possibile esigenza criminale mostrata da Corvino. Esigenza che però, grazie al lavoro degli agenti della penitenziaria, non è riuscito a soddisfare (salvo l’ottenimento di un cellulare da altri canali). Culacchiotto è un personaggio di assoluto rilievo nel quadro malavitoso casertano. L’ultima condanna che ha incassato è stata determinata da un duplice omicidio stradale: il 3 febbraio 2019 a bordo di una Bmw X3 investì e uccise Yayandonky Soumare e Fati Njai che stavano percorrendo in sella a delle bici la statale 7 Bis a Teverola. Culacchiotto non si fermò dopo l’impatto: agli inquirenti giustificò l’omissione di soccorso raccontando di aver sentito soltanto un colpo, ma di non aver compreso di aver investito i due ragazzi.
Risale al 2022 invece la condanna definitiva per Corvino riguardante il suo coinvolgimento nel business della droga con la benedizione dei Belforte. Prima ancora di questi verdetti, la cronaca locale si era occupata di lui per la fuga dalla comunità terapeutica di San Patrignano. Arrestato nel febbraio 2015 sempre per traffico di stupefacenti, ottenne i domiciliari da scontare in quella struttura romagnola e da lì fuggì. Fu catturato nell’aprile dello stesso anno in Francia.
Il fine pena di Culacchiotto è previsto, al momento, per il 2033.

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