Augias e l’assoluzione della Metro più bella del mondo

Partiamo da un presupposto: io non ho i mezzi per giudicare la puntata di Città Segrete a cura di Corrado Augias che ha parlato di Napoli. Non ne ho i mezzi per diversi motivi: il primo e in assoluto il più importante di tutti è che non l’ho vista. Non perché non sia un estimatore di Augias, per la cui opera ultimamente nutro sentimenti contrastanti, ma perché avevo cominciato a vedere una serie su Netflix che si intitola “Gli irregolari di Baker Street” e mi sono immerso in binge watching nonostante sia stato lo Sherlock Holmes meno Sherlock Holmes di quelli che la tv ci abbia mai propina-to. Ho appreso dello psicodramma partenopeo solo a notte inoltrata, quando prima di coricarmi distrattamente ho aperto il feed Facebook carico di indignazione, un’indignazione arrivata anche ai piani alti di Palazzo San Giacomo mi sembra di capire da alcuni post. Il secondo è che, benché da tempo lavori a stretto contatto con la tv e relative produzioni, non sono un appassionato né tantomeno un critico. Mi piace esprimere pubblicamente opinioni a patto che abbia un’opinione qualificata o un motivo per aggiungere qualcosa al dibattito e – in questo caso – il mio contributo in ogni discussione era evidentemente soverchio. Un tema invece su cui ho da dire qualcosa, come ogni buon non-automunito di questa città, riguarda invece il TPL (Trasporto Pubblico Locale). Vengo da anni di vessazioni targate EAV e ANM, e ho visto pian piano dissolversi i collegamenti per la periferia e la completa eliminazione delle linee notturne mentre sulle pensiline si avvicendavano cartelli, proprio con i loghi di Palazzo San Giacomo, per promuovere bizzarre operazioni virali social sui pullman che la notte – appunto – non passavano più. Un collasso verticale di un servizio cittadino già discutibile che negli ultimi anni ci ha regalato paradossi che sanno di comicità come l’immancabile “Limita a Dante” che ormai è appuntamento fisso del post della mattina di noi troll che così su Facebook ci ribelliamo all’ingiustizia perpetrata da tempo. Abbiamo subito crisi sventate, piani di rientro, trattative in cui i sindacati rivendicavano i bonus produttività e tanti, tanti, tanti proclama. Quello che due anni fa saremmo stati secondi solo a Tokyo non si annovera nemmeno più tra questi, ma nella leggenda. Ecco, Augias nella perfetta oleografia napoletana non ha lesinato di girare alcune scene nelle metro linea 1, detta metrò dell’arte (perché quando abbiamo fatto il progetto non ci interessava coprire la maggior area possibile ma fare le sta-zioni più belle che potevamo e che richiedevano più tempo in assoluto per essere finite). Augias non sfrutta in questo caso Toledo, quella che sbuca a via Roma, la prima fermata interdetta quando la linea limita a Dante e che è eletta (da chi?) fermata più bella del mondo (certo, il lavoro è suggestivo, con questa discesa sotto il livello del mare che sembra un’immersione di colori). Augias sceglie invece la fermata Università (sempre interdetta quando la corsa limita a Dan-te). Stesso filone, con un po’ di pop-art e fluo in più. Sui social di Anm l’arrivo di Augias veniva celebrato con una foto sulle scale mobili e queste parole: “Il viaggio di Augias a Napoli, si è concluso in metropolitana, luogo simbolo della contemporaneità. Un racconto tra passato e presente, sacro e profano, fuori dai consueti stereotipi. Un’autentica dichiarazione d’amore per questa città, come lui stesso ha dichiarato nel corso delle riprese realizzate alla stazione Università”. Detto che, a breve, rappresentanti dell’azionista di maggioranza Anm avrebbero detto della trasmissione l’esatto opposto, resta da dire che a noi, che andiamo al lavoro in mezzi pubblici come si farebbe in ogni metropoli europea e che guardiamo Netflix e non Rai, di “Città Segrete” interessa ben poco. A noi indignano cose più semplici, come ad esempio pagare un servizio che sovente fa pena. Che, forse, sarebbe quello che dovrebbe poi davvero indignare quanti ci rappresentano a Palazzo San Giacomo. E della costante assoluzione che ci fornisce la metropolitana più bella del mondo ce ne facciamo davvero poco.

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