Banche, uno dei flop dell’ex governo, ma non ditelo a Renzi

Stoccate all'ex premier dal segretario generale della Fabi

Lp - Photo Fabio Cimaglia

ROMA – L’ex premier Matteo Renzi gioca a fare il gradasso tentando di ridicolarizzare la squadra del governo giallo verde, rispetto alla linea da tenere sull’Europa, dimenticando di essersi lasciato alle spalle non poche macerie. Ma a ricordarglielo, oggi, oltre al ministro dell’Interno Matteo Salvini anche il segretario generale della Fabi, il maggior sindacato dei bancari italiani Lando Maria Sileoni.

L’anacronismo renziano

Renzi non riesce a stare sul pezzo e torna a parlare sui social di un tema che non è all’ordine del giorno. Almeno per il resto della politica presa a disquisire di vaccini, lavoro, immigrati e banche. “Per la serie: uscire dall’euro a giorni alterni – così rilanciando un tweet di Tommaso Nannicini che commenta l’intervista del nuovo presidente della commissione Bilancio della Camera Claudio BorghiNei dispari, il ministro Tria spiega che è irreversibile. Nei pari, gli esponenti della Lega spiegano che bisogna tornare alla lira. Continuiamo così, facciamoci del male”.

Renzi e le pagliuzze negli occhi

Che l’egocentrismo dell’ex premier gli impedisca un mea culpa rispetto a tanti errori commessi è un dato di fatto. Così come lo è che laddove il democrat finge di dimenticare ci sono gli altri a ricordargli il fallimento di alcune sue politiche. E’ il caso del ‘pasticcio’ banche.

Salvini a Siena

Prima Salvini parlando di Mps. “Mps è Siena, è la banca, è il risparmio nel mondo – dice – E’ sopravvissuto a epidemie, pestilenze, carestie, guerre risorgimentali, guerre mondiali, e non è sopravvissuto al Pd. Quando sono arrivati il toscanissimo Renzi e Padoan un’azione valeva più di 400 euro, oggi ne vale 2″.

Politica bancaria ‘ingessante’

Ma la stoccata più pesante, a Renzi, è arrivata dalla Fabi nella figura di Sileoni. “In tema di sofferenze – dice – le Bcc non hanno mai creato allarmi: Semmai c’è stato troppo immobilismo nel settore, nel momento in cui Matteo Renzi è intervenuto cambiando le regole. Allora si sarebbero dovute mettere in piedi barricate”. E ancora: “La riforma Renzi ha allontanato i sindacati dai luoghi dove potevano essere espressi pareri costruttivi – conclude – con il voto capitarlo i dipendenti soci avevano un ruolo determinante nello scegliere il proprio management”.

Al passo coi tempi

Che Renzi provi a giocarsi la carta del sarcasmo per ridicolizzare il governo pentaleghista è comprensibile, ma se stesse al passo con i temi sarebbe sicuramente più incisivo.

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