Benito Natale: Alessandro Zagaria ha fatto votare Grimaldi. Gli incontri a Capua e l’affare romano raccontato nel processo a carico di Antropoli

Nella prossima udienza sarà interrogato in video-collegamento il collaboratore di giustizia Nicola Panaro

Dall'alto, in senso orario, Massimo Grimaldi, Benito Natale, Alessandro Zagaria, Marco Ricci, Alessandro Zagaria e Carmine Antropoli

CAPUA – Un favore a Marco Ricci, l’impegno di Antropoli a seguire alcune ‘pratiche’ e l’intervento su Antonio Minoja per fermare le ‘fibrillazioni’ che creava in giunta: sono i tre temi che Alessandro Zagaria, businessman di Cassapesenna, tra il 2009 e il 2010, avrebbe affrontato con l’allora sindaco e il consigliere di maggioranza di Capua, entrambi a processo per concorso esterno ai Casalesi.  A parlarne in aula, lunedì mattina, è stato Benito Natale. Il collaboratore di giustizia è stato convocato dalla Dda per raccontare alla Corte d’Assise di S. Maria il rapporto tra il 33enne imprenditore di Casapesenna e gli ex amministratori a giudizio.

La testimonianza di Natale

Il pentito di Grazzanise, in vide-collegamento da ‘località protetta’, rispondendo alle domande del pm Maurizio Giordano, ha riferito di un incontro avvenuto al primo piano del Municipio. Si trovava alla buvette dell’università di Economia a Capua quando il business-man gli chiese di accompagnarlo nel palazzo di Piazza dei Giudici.  I due ebbero un breve colloquio con Antropoli e Ricci.

Il rapporto con Ricci

Il presunto favore richiesto dal sottufficiale delle fiamme gialle (difeso dai legali Lorenzo Caruso e Guglielmo Ventrone), ha spiegato Natale, era frutto del suo impegno in alcune elezioni a sostegno di Massimo Grimaldi (estraneo all’inchiesta ed innocente fino a prova contraria) per il Nuovo Psi.

Zagaria si sarebbe attivato per fare voti al politico di Carinola “appoggiato – ha aggiunto il collaboratore – anche da Giovanni Cosentino“. 

In merito all’ipotizzato intervento su Minoja (estraneo all’inchiesta), all’epoca espressione in giunta di Paolo Romano e in disaccordo con il sindaco, se ne sarebbe occupato sempre Alessandro Zagaria per evitare crisi politiche. Stessa dinamica, ma con protagonisti diversi, ha affermato il pentito, si verificò a Cancello Arnone. Le ‘carte’ che avrebbe curato il sindaco di Capua (difeso dagli avvocati Mauro Iodice e Vincenzo Maiello), invece, riguardavano delle attività imprenditoriali del casapesennese. Ma i tre argomenti erano conosciuti soltanto superficialmente dal Natale: da spettatore ascoltò il confronto tra i tre senza intervenire, per ricevere qualche informazioni maggiore solo successivamente (usciti dalla casa comunale) dallo Zagaria, ma senza approfondire.

La posizione di Zagaria

Alessandro Zagaria, ora 33enne, difeso dai legali Antonio Abet e Renato Jappelli, in primo grado è stato assolto dal reato di associazione mafiosa, ma condannato per corruzione in merito all’appalto per i lavori di ristrutturazione dello storico palazzo Teti-Maffuccini. La Dda ha presentato ricorso in Appello contro quel verdetto deciso lo scorso marzo: nelle prossime settimane dovrebbe essere fissata la data di inizio dell’iter di secondo grado.

Il ruolo di Ciccio ‘e Brezza

Il grazzanisano ha riferito alla Corte, presieduta dal giudice Giovanna Napoletano, anche sulla figura di Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria: una persona “discreta”, vicina al capoclan Michele Zagaria. Lo avrebbe incontrato diverse volte, concordando gli appuntamenti attraverso Salvatore Carlino (imputato in un altro processo per riciclaggio aggravato dalla finalità mafiosa)  o Pasquale Gravino (non indagato ed innocente fino a prova contraria). Con lui, ha dichiarato Natale, ha affrontato la questione ‘amministrative’ a Grazzanise nel 2010, quando il clan avrebbe messo in campo le proprie forze per far vincere La Svolta (di fatto guidata da Enrico Parente, scomparso nel 2016) e gestire l’appalto da 3 milioni per ‘il canalone’ (le fogne, nda.). Precedentemente lo aveva visto per dei cambi assegni con Nicola Del Villano  (in carcere per camorra). 

L’affare romano

Francesco Zagaria, a giudizio per associazione mafiosa e concorso nel duplice omicidio Sebastiano Caterino-Umberto De Falco, sarebbe stato coinvolto anche in una vicenda di trattori rubati (ad un’azienda dei Nuvoletta) e conseguenti ‘cavalli di ritorno’. Ciccio ‘e Brezza era considerato dal clan un personaggio ‘invisibile’, molto capace imprenditorialmente. Ed infatti quando tramite Angelo Grillo, ergastolano e businessman dei Belforte,  al pentito capitarono delle carte relative ad un’affare a Roma con delle cooperative, fu contattò per avere dei consigli: “Ogni quota costava 10, 12mila euro. Volevo investire in tre, quattro quote. Ricordavo quello che mi disse Del Villano (della  ‘bravaura’ di Ciccio nel settore, nda.) e così gli andai a parlare. Disse che si sarebbe informato”.

Successivamente il collaboratore, per concretizzare l’affare capitolino, avrebbe cercato di arrivare anche ad Alemanno, all’epoca sindaco di Roma, attraverso il primo cittadino di Pignataro, Giorgio Magliocca (i due politici sono estranei all’inchiesta ed innocenti fino a prova contraria). Ma l’operazione sfumò ancor prima di iniziare. 

Il curriculum di Natale

Natale con i giudici ha ripercorso anche le tappe principali del suo percorso malavitoso: dai Nuvoletta agli Schiavone, avvicinandosi negli ultimi anni agli Zagaria. A legarlo alle attività del clan dei Casalesi principalmente è stata la propria conoscenza nel settore del gioco d’azzardo (scommesse online, ricevitorie e slot). 

Il processo

Il pm Maurizio Giordano, durante l’udienza di ieri, ha ufficializzato anche l’inizio della collaborazione con la giustizia di Francesco Zagaria, ora assistito dal legale Giuseppe Tessitore. Ha annunciato il deposito in cancelleria di tre verbali relativi ai delitti Caterino-De Falco.  Con Ciccio e Brezza, Ricci e Antropoli sono a giudizio Guido Taglialatela, assistito dall’avvocato Gerardo Marrocco, accusato di concorso esterno, e Armando Porciello, difeso dal legale Rosario Avenia, imputato per violenza privata in concorso aggravata dal metodo mafioso. Parti civili al processo i familiari di Caterino e De Falco, difesi dai legali Giancarla Spano, Vincenzo D’Angelo e Salvatore Parisi, e l’Associazione Caponnetto, rappresentata dall’avvocato Gerardo Tommasone. Dopo Natale il pm Giordano, lunedì scorso, ha interrogato in video-collegamento Nicola Schiavone.

L’iter riprenderà la prossima settimana per interrogare il pentito Nicola Panaro. Da sei giorni ad Antropoli sono stati revocati i domiciliari. Il Riesame ha annullato il provvedimento cautelare a cui era sottoposto da circa 7 mesi. Adesso affronterà il processo per concorso esterno al clan e violenza privata a piede libero.

Le intercettazioni. Lo sfogo di Taglialatela con Chillemi: “Con Cembalo siamo arrivati al colmo”….

La Dda indaga sulla ‘talpa’ di Antropoli. L’incontro al bar Flora e le parole…

Clan e affari immobiliari. La Dda: “Il palazzo di Corso Gran Priorato di Malta…

Schiavone: business a Capua con Verazzo. Antropoli? Legato a me

Farmaci, politici e i soldi del clan

Il clan dei Casalesi ha cambiato pelle, il pm della Dda Maurizio Giordano: “Si…

Antropoli e i rapporti con Zagaria, Cassandra svela l’affare del supermercato

Clan e politica, le immagini degli incontri nello studio di Antropoli

Il pentito Pirozzi: Carmine Antropoli a disposizione del clan Mallardo

Zagaria: ‘Il tesoro del boss è al sicuro’. La riunione con Fulco raccontata dalla…

Zagaria parla con i pm, trema la rete che ha coperto il padrino dei…

Caso Ferrandelle, il boss accusa Cosentino, Zagaria e Scialdone. Torna l’ombra della ‘trattativa’ per…

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome